Carillo, Destro e Favo ricordano Maradona nelle Marche: «Era immarcabile per tutti, è morta una leggenda»

Diego Armando Maradona e un giovanissimo Massimiliano Favo insieme al Napoli
Diego Armando Maradona e un giovanissimo Massimiliano Favo insieme al Napoli
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Giovedì 26 Novembre 2020, 05:15

ANCONA «Vedere da vicino il numero uno è la cosa più bella che mi sia capitata nella mia carriera». Basterebbero le parole di Flavio Destro, ex capitano dell’Ascoli e oggi allenatore del Fano dopo la lunga parabola sulla panchina della Fermana durata cinque stagioni, per ricordare Diego Armando Maradona, morto in Argentina all’età di 60 anni in seguito a un arresto cardiaco. Nelle sue sette stagioni in Italia con il Napoli, Maradona ha incrociato più volte l’Ascoli e proprio al Del Duca subì la sua prima epsulsione: era il 18 novembre del 1984. In totale sono state quattro le partite giocate da Diego nelle Marche: tre in campionato con l’Ascoli e una in Coppa Italia contro la Samb.

«Ogni volta che ci giocavamo contro era un’emozione unica, perchè in campo c’era il giocatore più forte del mondo – ricorda Giuseppe Carillo, ex difensore dell’Ascoli - Usciva sempre per ultimo dal sottopassaggio degli spogliatoi e dava il cinque a tutti i suoi compagni di squadra, si notava subito la forza che trasmetteva ai compagni».

Impossibile toglierli il pallone: «Purtroppo per marcarlo dovevamo usare le maniere forti, ma non si è mai lamentato, resisteva parecchio alle cariche, era anche difficile buttarlo giù - dice ancora Carillo - Come non ripensare a quella volta che gli chiesi la maglia e lui volle la mia. La sua presenza in campo dava coraggio ai compagni di squadra: quando c’era lui era di grande stimolo anche per gli avversari, non l’ho mai sentito rimproverare un compagno sempre positivo, un grande campione. Univa anche le tifoserie con il suo comportamento, a volte faceva dei numeri che anche gli avversari apprezzavano». 

Ha tanti ricordi anche Flavio Destro: «La cosa che più mi ha colpito è che i compagni lo adoravano, lui durante la gara non si lamentava mai per un passaggio sbagliato ma incoraggiava sempre a dare il massimo. Era impossibile cercare di limitarlo, ti nascondeva il pallone e inventava la giocata. Una volta al San Paolo lo stavo marcando e anche bene ma lui prese il pallone e senza guardare lanciò Bagni che fece gol. Prima che gli arrivasse il pallone sapeva quello che doveva fare e come farlo».

Lapidarie le parole di Massimiliano Favo, ex capitano dell’Ascoli e dell’Ancona, che giocò insieme a Maradona al Napoli: «È morta un’era del calcio, è finita una leggenda. Per me e chi lo ha vissuto come compagno di squadra il dispiacere è veramente immenso, abbiamo perso un fratello. Difficilmente ci sarà un altro come lui, uno che sposi e si immedesimi con un popolo come quello napoletano. Forse perché come calore e fascino era quello che si avvicinava di più alla sua terra, l’Argentina».

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