Djokovic, l'Australia cancella il visto. Il tennista fa ricorso: la decisione è rinviata a lunedì

Djokovic, visto rifiutato: dovrà lasciare l'Australia
Djokovic, visto rifiutato: dovrà lasciare l'Australia
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Giovedì 6 Gennaio 2022, 09:45

Novak Djokovic non sarà in campo agli Australian Open di tennis. Il serbo, n.1 del mondo, che ieri era volato a Melbourne per partecipare al primo Grande Slam della stagione senza vaccinazione covid grazie a un permesso speciale, poco fa si è visto annullare il visto per mettere piede nel Paese dei canguri ed è stato invitato a ripartire nelle prossime ore.  Il tennista ha fatto ricorso. Tuona intanto anche il padre, Srdjan Djokovic, che parla del figlio separato dal resto del suo team e tenuto sotto controllo da guardie armate: «Novak da cinque ore è in una stanza dove nessuno può entrare. Questa è una lotta per il mondo libero, non solo per Novak ma per il mondo intero».

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L'Australia ha deciso di ritardare l'espulsione del numero uno del tennis mondiale, Novak Djokovic, che ha presentato ricorso contro la negazione del visto d'ingresso per violazione delle regole australiane contro la diffusione del Covid. La decisione sul tennista serbo, rivela un avvocato dello stato australiano, Christopher Tran, viene rimandata a dopo l'udienza finale sul caso, fissata per lunedì prossimo.

 

Djokovic era atterrato nell'aeroporto di Tullamarine alle 13,30 italiane di oggi ed è stato trattenuto, perché il suo visto non era in regola. Il tennista serbo ha atteso diverse ore in aeroporto, senza potersi muovere ed è stato anche interrogato. Le autorità hanno rilevato che l'atleta non avrebbe fornito prove adeguate a soddisfare i requisiti per entrare in Australia; in altre parole, Djokovic non ha esibito la documentazione attestante il diritto a un'esenzione medica legittima dal vaccino covid, dunque è stato invitato a lasciare l'Australia. I suoi avvocati, informato i media locali, faranno ricorso. Ma potrebbe essere troppo tardi. Prigioniero in un limbo politico-burocratico, Djokovic ha sperato fino all'ultimo di poter tentare un nuovo assalto allo Slam australiano.

Una domanda sbagliata, quindi l'aspetto burocratico, ma anche alcune preoccupazioni dettate dalla protesta mondiale che ha coinvolto gli organizzatori degli Australian Open.

L'invito a lasciare il Paese, entro una data precisa il 6 gennaio, è strettamente legato alle mosse degli avvocati del tennista serbo. Proprio per questo il campione potrebbe restare in Australia in attesa di capire come l'aspetto giuridico verrà risolto, nel frattempo Djokovic - sempre secondo quanto riportano fonti di informazione locali - potrebbe essere collocato in un alloggio fornito dal governo.

LA VICENDA DJOKOVIC

Un'esperienza, la sua, alla Tom Hanks nel film 'The terminal', quando credeva di aver ormai vinto il match contro le rigide regole anti Covid-19 previste in Australia. La polizia di frontiera lo ha trattenuto fino alla mattina in una stanza dell'aeroporto Tullamarine, stessa sorte per i componenti del suo staff, tra i quali Goran Ivanisevic, che ha pubblicato sui social una foto del 'bivacco'. Di certo, non era cominciata nel migliore dei modi il già contrastato percorso di Djokovic per provare l'assalto alla decima vittoria agli Open d'Australia, un torneo 'riservato ai vaccinati', ma che aveva fatto un'eccezione per il n.1 al mondo. Se l'ok alla partecipazione del serbo al primo slam stagionale era agognato da organizzatori, tifosi e anche da colleghi, si è rivelato un boomerang non solo per il tennista.

I politici del Paese, di fronte all'indignazione e alle polemiche crescenti per l'esenzione che gli era stata concessa, hanno preso le distanze. Il primo a pagarne le conseguenze è stato lo stesso Djokovic che, dopo aver annunciato ieri con enfasi l'ottenimento dell'esenzione, era salito sul primo volo per l'Australia col proprio staff, ma all'arrivo a Melbourne è stato bloccato dagli ufficiali della polizia di frontiera. Secondo i media locali, il problema riguardava la documentazione presentata dal serbo per ottenere l'esenzione medica e il visto presentato da lui e dallo staff che non prevede invece esenzioni mediche per chi arriva dall'estero.

In un post su Instagram, il presidente della Serbia Vucic ha scritto che «tutta la Serbia è con lui», chiedendo che «le autorità prendano tutte le misure necessarie affinché cessi prima possibile il maltrattamento del miglior giocatore di tennis del mondo». Secondo alcuni media serbi, l'ambasciatore australiano in Serbia sarebbe stato convocato questo pomeriggio al ministero degli Esteri di Belgrado per fornire chiarimenti sulla vicenda. 

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