"Come un Padre", Prime Video rende omaggio all'"ascolano" Mazzone tra aneddoti e ricordi

Carlo Mazzone da giocatore dell'Ascoli, allenatore della Roma e omaggiato dai tifosi bianconeri nel giorno dei 120 anni di storia del Picchio
Carlo Mazzone da giocatore dell'Ascoli, allenatore della Roma e omaggiato dai tifosi bianconeri nel giorno dei 120 anni di storia del Picchio
di Peppe Gallozzi
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 19:24

ASCOLI- Amazon Prime Video ha sempre posto i più grandi sotto una lente di ingrandimento molto particolare. Lo ha fatto, ad esempio, con il Tottenham, l'Arsenal, il Paris Saint Germain, il Manchester City, la Juventus, il Bayern Monaco. Ma anche, singolarmente, con il "Cholo" Simeone, Toni Kroos, Wayne Rooney e Sergio Ramos. Nell'Olimpo dei docufilm dedicati al calcio, lanciati dal colosso statunitense, molto presto - probabilmente già per novembre - troverà posto anche Carletto Mazzone con la pellicola intitolata "Come un padre". E mai titolo fu più azzeccato per descrivere il personaggio, come racconta lo stesso Francesco Totti all'interno della pellicola. Un posto d'onore conquistato, e meritato, attraverso una carriera all'insegna della professionalità e della genuinità. Una carriera fatta di gavetta e lavoro ma anche di campioni e di intuizioni. Con il suo essere tanto vero quanto "borderline" che, di fatto, non lo ha mai abbandonato.


Ascoli, aria di casa

Sor Carletto (diventato nel tempo Sor Magara per il suo accento romano), 85 primavere e il record di 792 panchine in Serie A, ha legato la sua storia a stretto giro di contatto con le Marche.

In particolare con quella che è diventata la "sua" Ascoli Piceno. 221 gettoni da giocatore, quasi tutti da capitano e nonostante un avvio non facile visto il dualismo con Torelli l'idolo di casa, e l'inizio della carriera da tecnico sotto la presidenza Rozzi. Costantino lo chiamò all'improvviso, nel novembre del '68, in sostituzione dell'esonerato Malvasi. Celebre fu lo scambio di battute tra i due con il presidentissimo a promettergli un'assunzione nella sua impresa di costruzioni qualora le cose fossero andate male. Con il Picchio rimase fino al 1975, lo portò in Serie A concedendosi anche il lusso di ottenere la prima salvezza nel '74-'75, poi tornò nel 1980 per altri cinque campionati di A toccando anche il sesto posto nel '81-'82. Ascoli è sempre rimasta casa sua, un legame viscerale che determinò anche alcune scelte drastiche nel corso della carriera. Il 30 settembre, Mazzone è diventato cittadino onorario di Ascoli Piceno. L'ultimo atto formale di una serie di ricorrenze festeggiate con quella che ormai è diventata la sua gente. Tra queste, ne vanno ricordate tre in particolare: i suoi 80 anni celebrati al Del Duca, il 19 marzo del 2017 prima di Ascoli-Cittadella, l'ovazione che la tifoseria ascolana gli tributò il 10 novembre 2018 nel corso dei festeggiamenti per i 120 anni di storia del club e l'inaugurazione della tribuna "Mazzone" nel maggio 2019.


Il retrofront con l'Ancona
 

Il legame con Ascoli, appunto. Quello stesso legame che nell'estate del 2003 gli fece rifiutare sul filo di lana la panchina dell'Ancona neopromossa in Serie A. Ermanno Pieroni lo voleva fortemente all'ombra del Conero, tanto da aver rinunciato per questa prospettiva a Gigi Simoni l'artefice della promozione. Il passaggio sembrava veramente imminente tanto che, dopo i vari summit tra i due che si svolsero più volte nell'ascolano, il mercato biancorosso stava seguendo praticamente le direttive "mazzoniane" con gli arrivi dei vari Milanese, Viali, Beretta, Di Francesco e Hubner. Alla fine, proprio per quel legame territoriale che si mostrò invalicabile, non se ne fece nulla e la panchina dorica fu affidata allo storico vice Leonardo Menichini. Lo stesso che provò invano a trattenerlo nella "famosa" corsa sotto la curva bergamasca nel celebre Brescia-Atalanta 3-3 in rimonta. Quello del "Se famo 3-3, vengo sotto a curva", che lo portò nuovamente alla ribalta in Italia e nel mondo.
 

I "campioni" di Mazzone


Sotto Mazzone si forgiarono campioni capaci poi di primeggiare a livello mondiale portando lustro alle proprie squadre di club e alle proprie nazionali. Campioni, alcuni dei quali (Baggio, Totti, Guardiola, Pirlo - inventato da playmaker proprio da Mazzone - e Materazzi), sono protagonisti anche nel docufilm con alcune testimonianze inedite. Ma la lista è lunga. Si pensi, oltre a quelli già citati, ad Aldair, Carboni, Hassler, Balbo fino ad arrivare a Luca Toni punta di diamante di un Brescia leggendario e all'insegna della qualità con la coppia Baggio-Guardiola a divertire le rondinelle. Per descrivere fedelmente il personaggio Mazzone, basta una battuta di Marco Materazzi: «Il mister era uno vero, uno di quelli che non ne fanno più – ha spiegato il campione del Mondo che a condiviso con Carletto l'esperienza al Perugia – Da lui non potevi mai aspettarti una bugia perchè non ci sarebbe stata». E la spontaneità è sempre stato il leitmotive della storia. Anche nelle liti televisive che lo videro protagonista. Indimenticabili, per citarne due, quelle con il presentatore Rai Enrico Varriale o con l'ex difensore dell'Inter, poi diventato opinionista televisivo, Riccardo Ferri.


Non resta che attendere - con un misto di curiosità - il prodotto finale su Prime dell'inno cinematografico a Carlo Mazzone. Gustando, nel frattempo, il breve trailer pubblicato sulla pagina Twitter che l'ex allenatore romano che gestisce attualmente insieme al nipote.

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