La figlia dell'ex presidente Costantino Rozzi: «Riavvicinarci all'Ascoli calcio? Magari»

Antonella Rozzi all'inaugurazione della statua in onore del padre Costantino
Antonella Rozzi all'inaugurazione della statua in onore del padre Costantino
di Mario Paci
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 05:10

ASCOLI «Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». A distanza di 28 anni in realtà l’amore degli ascolani per il Presidentissimo Costantino Rozzi non si è mai sopito. Lo testimoniano le mille presenze per l’inaugurazione di una statua in suo onore, nei giardini di corso Vittorio Emanuele, a poca distanza dalla sede dellAscoli calcio, il giorno di Santo Stefano. 


L’omaggio 


«Non ce lo aspettavamo - afferma Antonella Rozzi, figlia di Costantino- La notizia era già circolata sui giornali e io ero mi ero limitata ad avvertire gli amici sui social, ma non pensavo ci fosse questa massiccia partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione. Mille persone come se stessero allo stadio Del Duca, come se il tempo non si fosse mai fermato. I miei fratelli e io siamo rimasti impressionati per questo attaccamento a mio padre. La statua realizzata dall’artista Cordivani, un ascolano come avrebbe voluto papà, rimarrà anche dopo di noi. Ora molti portano figli ad ammirare la statua di mio padre, si fanno le foto come se fosse diventato un luogo di culto».


La squadra 


Seppure fuori dall’azionariato dell’Ascoli calcio, i Rozzi non hanno mai reciso il cordone ombelicale con i colori bianconeri. «Io vado allo stadio nelle partite più importanti - confessa Antonella Rozzi - mentre i miei figli Giulia e Francesco sono tifosissimi e vanno in curva. L’iniziativa della statua è partita proprio da Giulia che si è fatta portavoce della richiesta degli ultras, di Ivan Pistolesi e Alfredo Pizi. Francesco invece è un appassionato di tattica calcistica. Speriamo che l’Ascoli si riprenda e che la sconfitta con la Reggina sia stata solo un episodio.

L’Ascoli d’altronde ha sempre dimostrato di rialzare la testa nei momenti difficili. Quando sembra che tutto sia compromesso l’Ascoli ha sempre tirato fuori il carattere, l’orgoglio, superando i momenti più buoi».


Il sogno


Ma il nome dei Rozzi tornerà ad essere associato in futuro a quello dell’Ascoli? «Magari - ribatte Antonella Rozzi - A mia figlia Giulia piacerebbe tanto, anche come semplice rappresentanza. Sono convinta che le farebbe enormemente piacere che il ricordo del nonno fosse di nuovo legato a questa nuova fase dell’Ascoli calcio. L’Ascoli rappresenta tantissimo per una città così piccola come la nostra. Una città bellissima e avere una squadra che la rappresenta su un palcoscenico importante come il calcio rappresenta un eccezionale volano di promozione turistica a livello mediatico.


Il simbolo


Un piazzale intitolato davanti allo stadio e una statua: non è poco per un personaggio come Rozzi? «Purtroppo intitolare lo stadio a mio padre è risultato difficile. Si parla sempre di Costantino Rozzi come presidente e poco come imprenditore nonostante abbia dato lavoro a centinaia di persone. La città dovrebbe essere un po’ riconoscente. È stato il simbolo di un fenomeno sociale, un vessillo per i giovani di oggi che sono in difficoltà, non per colpa loro ma perchè sono mutati i tempi. La pandemia, l’aumento dell’inflazione, il caro-bollette hanno fiaccato le famiglie. Seguire l’esempio di mio padre, una persona che dal nulla, in una città come Ascoli che non offre molto, si è affermato nella vita potrebbe essere uno stimolo. Ha speso la sua vita per il lavoro, ci ha creduto e si è realizzato. Certo, i tempi erano differenti. Quando c’era mio padre una stretta di mano era tutto. Oggi non si rispettano più nemmeno i contratti per iscritto».

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