ANCONA - Gimbo l’estroso, già da adolescente. Se lo ricordano bene gli insegnanti che hanno avuto un bel da fare nel gestire tanta vivacità tra i banchi di scuola. I primi tre anni di liceo Gianmarco, conquistatore di Tokyo con l’oro olimpico nel salto in alto, li ha svolti al Corridoni Campana di Osimo, poi il trasferimento allo scientifico Savoia di Ancona. In tutti e due gli istituti si è lasciato alle spalle una scia di aneddoti che ancora oggi, a ricordarli, gli insegnanti scoppiano a ridere. Perché Tamberi si faceva voler bene, pure quando i prof non potevano esimersi da mettergli un bel rapporto sul registro e spedirlo negli uffici del preside.
Il guascone
Gimbo il guascone.
Il sogno olimpico
Tamberi era così già all’epoca, un ribelle e un sognatore. Con l’obiettivo olimpico nel cuore. «Una volta - racconta la professoressa Orsola Caporaso, insegnante di matematica al liceo Savoia - mi disse: “Prof, le firmo il compito in classe perché un giorno questa firma varrà oro”». Mai predizione fu più azzeccata. «Dal nulla si metteva a saltare i banchi in classe, balzando da fermo - racconta la professoressa Debora Strappati, insegnante di lettere al Savoia -, mi toccava dirgli: Gianmarco, stai buono per cortesia. E lui: prof, un giorno con questi salti andrò alle Olimpiadi». Un chiodo fisso. Un sogno diventato realtà, dopo anni di sacrifici e anche di preoccupazioni post infortunio.
Il ricordo
Gimbo il travolgente e incontenibile. Lo sa bene anche Alessandra Rucci, ormai ex preside del Savoia-Benincasa, che lo ha avuto come alunno per due anni. «Una volta durante l’occupazione studentesca - ricorda - è entrato con la sua macchina nel parcheggio interno riservato al personale e si è parcheggiato al mio posto. Ne combinava di tutti i colori, ma era di una simpatia travolgente. Sapeva farsi amare». E nonostante le turbolenze, Tamberi non ha mai perso un anno di scuola. «Il suo percorso non ha avuto inciampi o intoppi - continua la Rucci - ha sempre mostrato un’intelligenza molto brillante, anche se studiava poco. Ci ha dato del filo da torcere, ma l’abbiamo amato fin da subito». Anche quando una volta si recò a scuola con la sua minicar, seguendo l’auto di mamma Sabrina che lo precedeva. Ma appena arrivata sotto l’istituto, Gianmarco non c’era. La prof di Italiano avvertì la madre: «Dov’è tuo figlio?». Quando lo chiamò al telefono per sincerarsi che fosse tutto ok, lui rispose placidamente: «Mamma, sono a Portonovo. Si sta troppo bene...»