I giocatori mettono in mora l'Ancona
«In mano a personaggi poco limpidi»

I giocatori mettono in mora l'Ancona «In mano a personaggi poco limpidi»
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Venerdì 14 Aprile 2017, 01:35 - Ultimo aggiornamento: 13:11
ANCONA "Siamo in mano a prestanome e persone poco limpide. Abbiamo firmato 25 messe in mora per prendere le distanze da questa società". I giocatori dell’Ancona, ultimi in classifica e a un passo dalla D, hanno aspettato la vittoria di Parma, la prima del 2017, arrivata dopo 11 sconfitte su 12, per rompere un silenzio che durava da 3 mesi. 

La squadra lancia accuse pesanti nei confronti di chi gestisce il club, ovvero il gioielliere abruzzese Ugo Mastropietro e l’imprenditore pugliese Riccardo Leone, da ottobre titolari dell’85% delle quote del club, rilevate dall’associazione dei tifosi Sosteniamolancona. Teste di legno, secondo i giocatori. "Siamo in mano a dei prestanome e a persone poco limpide, per usare un eufemismo, come peraltro segnalato agli organi federali preposti". Ma di chi parlano? Forse si riferiscono ad Ercole Di Nicola, il ds abruzzese squalificato per 7 anni e mezzo nell’ambito dell’inchiesta Dirty Soccer? Il diretto interessato ha sempre negato qualunque coinvolgimento nell’Ancona, dichiarandosi solo "amico di Mastropietro", con cui ha lavorato a L’Aquila. I giocatori non fanno nomi. Si limitano alle accuse. E ricordano che "nelle scorse settimane abbiamo firmato 25 messe in mora per tutelare anche il futuro dell’Ancona ".

Questo perché la società non è riuscita a rispettare la scadenza del 16 febbraio e solo ora sta provvedendo al pagamento degli stipendi di novembre e dicembre, dopo essere stata deferita (rischia un punto di penalizzazione). La reazione della squadra è energica anche riguardo al sospetto di combine del match di Parma. "Sono mesi che ne leggiamo e sentiamo di tutti i colori, non ultime le notizie apparse su tutti gli organi di stampa: come squadra ci sentiamo di dire basta! Il nostro silenzio stampa, volto a rimanere compatti, unito al vuoto di potere della società, sembra aver dato modo a chiunque di poter scrivere e dire tutto in un gioco al massacro che sembra non avere fine. Abbiamo giocato al massimo e vinto con merito una partita dominata, quella di Parma, che rappresenta una risposta soprattutto a noi stessi e poi anche agli altri. Vincere al Tardini ci ha provocato delle emozioni che nessuno ci toglierà mai e ha permesso di lasciare aperta una speranza di salvezza che sembrava insperata. L’unica reazione di chi forse aspettava la sconfitta per poter mettere la parola fine al nostro campionato è stata quella di gettare ombre sul risultato del campo e fare illazioni per screditarci".

Non mancano generici riferimenti alla stampa, accusata di "creare un clima di sospetto e rabbia nei confronti di chi, nonostante le gravi mancanze quotidiane della società, sta cercando con tutte le proprie forze di venire fuori da una situazione complicata. Siamo gli unici che non siamo riusciti a creare un legame con la tifoseria che sarebbe indispensabile per raggiungere il nostro obiettivo". E a parte della stampa che avrebbe "tenuto nascoste le nefandezze di questa proprietà", chiedono, ma decisamente fuori tempo massimo, di avere "il coraggio di scrivere che questa squadra, insieme al proprio allenatore, non mollerà fino a che una sola possibilità di salvarsi la terrà in vita. Ne vale la nostra dignità di uomini prima e calciatori poi. Una retrocessione è una macchia anche per la nostra carriera e per il nostro futuro, oltre che per tutta la città". 
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