Ancona, ecco perché mister Donadel può restare

Ancona, ecco perché mister Donadel può restare
Ancona, ecco perché mister Donadel può restare
di Ferdinando Vicini
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Venerdì 26 Maggio 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 10:38

ANCONA Quaranta giorni per cambiare il destino di una stagione sono pochi. Per lasciare il segno invece sono abbastanza. Marco Donadel non è riuscito a cambiare le sorti finali del campionato dell’Ancona ma ha tracciato un percorso che si è fermato a Lecco ma che potrebbe non essersi interrotto definitivamente. La prima scelta della società biancorossa sembra sia quella di continuare con Marco Donadel. Naturalmente come sempre i contratti si fanno in due e nessuno è in grado di anticipare quello che realmente accadrà, ma le azioni di Donadel sono in ascesa. Con lui sei partite: due vittorie tre pareggi e una sconfitta. Se l’obiettivo era quello sempre indicato dalla società di migliorare il risultato dello scorso anno, questo è stato raggiunto visto che l’Ancona Matelica era andata fuori al primo turno con l’Olbia. 

 


Il progetto tecnico


Ma la società può e deve guardare oltre, ad obiettivi più sfidanti che per il prossimo campionato richiedono un progetto tecnico ambizioso. La scelta del tecnico al quale affidarlo, una volta usciti dall’era Colavitto, è molto delicata. Qual’è stato il valore aggiunto di Donadel dall’11 aprile? Una valutazione che per forza di cose va al di là del breve ciclo dei risultati. Donadel ha subito stravolto l’assetto tattico del suo predecessore: dal rigido 4-3-3 ad un modulo più duttile e camaleontico. Un’applicazione piuttosto originale del concetto di “calcio liquido” che oggi si sta affermando ai livelli maggiori.

Abbiamo visto l’Ancona di Donadel variare più volte, anche nell’arco dello stesso match, il proprio modulo tattico di riferimento. A Lecco, per esempio, dopo essere partito con un 3-4-2-1 il tecnico ha modificato a più riprese l’assetto sino a chiudere con un 3-3-4 molto offensivo. Va detto che Donadel in circa venticinque sedute di allenamento dirette ad Ancona ha tenuto in campo i suoi calciatori per molte ore. Sessioni lunghe, caratterizzate da una parte più intensa e da un’altra incentrata sulla cura del dettaglio, del particolare. Scelte dettate dalla situazione contingente di dover affrontare i playoff, ma anche la chiara indicazione di una metodologia molto diversa dal suo predecessore. 


Squadra più equilibrata


A parte la gara di Recanati, per molti versi anomala, l’Ancona ha mostrato maggiore equilibrio e una fase difensiva organizzata. Il centrocampo a quattro ha indubbiamente aiutato la stessa fase difensiva, mentre in attacco le tante soluzioni a disposizione non hanno fugato un dubbio di fondo. Che questa squadra abbia patito la mancanza di un vero bomber d’ area di rigore. Tanti attaccanti con caratteristiche diverse, ma nessuno con l’istinto del killer. Sono comunque riemersi, sia pure a tratti, alcuni difetti endemici. Due in particolare: la sofferenza sulle palle inattive passive e le incertezze ed imprecisioni nella rifinitura delle azioni in transizione. Quelle situazioni in cui la scelta della giocata giusta, del tempo e della misura del passaggio decisivo, fa la differenza e porta al gol. Anche Donadel ha patito gli effetti negativi del peccato originale dei gol subiti da palla inattiva. Proprio uno di questi ha determinato l’eliminazione di Lecco. Merito a Donadel invece per aver valorizzato pedine che nella precedente gestione tecnica avevano trovato poco spazio. Il riferimento in particolare è a gente come Barnabà, Brogni, Basso, lo stesso Gatto il cui rendimento è lievitato con il diverso assetto del reparto centrale. Dunque, avanti con Donadel? Lo sapremo presto.
 

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