Il Ronaldo furioso, l'anno più difficile del "fenomeno"

Il Ronaldo furioso, l'anno più difficile del "fenomeno"
Il Ronaldo furioso, l'anno più difficile del "fenomeno"
di Alberto Mauro
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Lunedì 29 Marzo 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 18:05

L’ultimo capitolo del Ronaldo Furioso è un giallo con gol fantasma non convalidato da Makkelie, contro la Serbia. Ma la rabbia e la delusione del portoghese hanno radici più profonde, che affondano alla serata storta di Champions contro il Porto, si proiettano su un futuro incerto a Torino, e deflagrano con la maglia del Portogallo: il suo ultimo gol in nazionale risale all’11 novembre 2020, 138 giorni e quattro partite fa. L’ira funesta di CR7 si scatena dopo aver segnato la rete del vantaggio 3-2 sulla Serbia nel recupero, gol incredibilmente non convalidato dall’arbitro, senza il supporto Var e della Goal Line Technology nelle qualificazioni a Qatar 2022. Cristiano prova prima a far cambiare idea al guardalinee Diks, poi a convincere Makkelie, mimando il pallone oltre la linea di mezzo metro.

Quindi sconsolato si sfila la fascia di capitano, la getta a terra, abbandonando il campo a capo chino mentre la partita di conclude senza di lui. Secondo AS rischia una sanzione per una violazione dell'articolo 11 (comportamenti offensivi o violazione dei principi del fair play). A fine gara si sfoga sui social, mentre una nazione - la sua - grida allo scandalo e al complotto internazionale. “Essere il capitano della squadra portoghese è un orgoglio. Ma ci sono momenti difficili da affrontare, soprattutto quando sentiamo che un'intera nazione viene danneggiata. Alziamo la testa e affrontiamo subito la prossima sfida”. Ma è l’ennesima serata difficile di una stagione più complicata del previsto, in cui Ronaldo a marzo si ritrova fuori dalla Champions, con 10 punti da recuperare all’Inter, appaiato alla Serbia in vetta al Gruppo A in nazionale, e un futuro da definire, tra un contratto in scadenza nel 2022, la tentazione di nuove sfide e la nostalgia di Madrid.

Cristiano è particolarmente sotto stress in un momento in cui sulle sue spalle gravano quasi per intero le aspettative di Portogallo e Juventus.

Non si è mai sottratto alle responsabilità, ma forse a 36 anni non gli spiacerebbe condividerle maggiormente. Nonostante una media gol straordinaria in maglia bianconera, nell’ultimo periodo non è riuscito ad evitare una amarissima eliminazione agli ottavi di Champions, e una frenata pericolosissima in campionato. Ha provato a spazzare via le critiche prima sui social, poi in campo, con la tripletta di Cagliari (e il gesto polemico con la mano all’orecchio) dopo il Porto. Ha superato Pelé nella classifica marcatori all time ma nel frattempo la sua Juve è scivolata allo Stadium contro il Benevento, salutando definitivamente lo scudetto. E da quel giorno forse qualcosa è veramente cambiato: Cristiano ha iniziato a guardarsi intorno, mentre Mendes sondava la disponibilità delle big d’Europa: al momento nessuna offerta concreta, Real tiepido, Psg, United, Sporting e Inter Miami alla finestra. Entro fine maggio Ronaldo e il suo agente incontreranno Agnelli, Nedved e Paratici, l’attaccante comunicherà le sue intenzioni future e la società saprà come, e da chi ripartire.

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