Roma, non è una difesa da Champions: ecco perché

Roma, non è una difesa da Champions: ecco perché
di Stefano Carina
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 07:35

Doveva essere il reparto uscito maggiormente rafforzato dal mercato estivo. Due acquisti, Smalling e Kumbulla - esborsi pari a 15,343 milioni e 29,5 (nei quali è rientrata anche la cessione di Cetin) per un totale di 44,8 milioni - e la conferma di ragazzi (Mancini e Ibanez) di sicuro talento. Oggi la Roma, alla ventottesima giornata di campionato, ha la decima difesa del campionato con 42 gol subiti (nona senza lo 0-3 di Verona). Nella passata stagione, allo stesso punto del torneo, ne aveva subiti 38. Sottraendo però i tre gol statisticamente attribuiti per il caso Diawara, si evince che il trend è sempre quello: media 1,39. Un dato che non può far sorridere. In primis perché dopo un anno di lavoro, il cambio di modulo, la crescita di alcuni elementi e l’acquisto di altri, era lecito attendersi qualcosa di meglio. E poi, perché gran parte delle 42 (o se preferite 39) reti prese (13 nel primo tempo, 26 nella ripresa) arrivano negli scontri diretti: 6 dal Napoli, 5 dal Milan, 4 dalla Juventus, 4 dall’Atalanta, 3 dalla Lazio, 2 dall’Inter. Sono addirittura 24 in 9 gare (media 2,66), il 57% del computo totale. La difesa è quindi il reparto che meglio fotografa la Roma attuale: appena si alza l’asticella, iniziano le difficoltà. Perché poi, con le altre squadre che popolano la serie A, i giallorossi hanno un percorso lusinghiero: 15 gol subiti in 19 partite (media 0,78) con ben 9 clean-sheet (Verona, 2 Udinese, Fiorentina, Parma, Sassuolo, Sampdoria, Benevento e Genoa). 
PORTA APERTA 
Errori dei singoli, di reparto, di atteggiamento (spesso giocare con due soli centrocampisti negli scontri diretti, ha lasciato la mediana agli avversari), di uscita nel palleggio, si alternano alle difficoltà dei due portieri. Che sia Pau Lopez o Mirante, il rendimento dei due estremi difensori è stato ben al di sotto della sufficienza. Ed è proprio dalla porta che inizierà il mercato estivo. Dopo aver visionato a lungo Silvestri, l’evoluzione del torneo sta portando la Roma a voler attenderne il termine. Si monitorano infatti le situazioni di Cragno e Gollini: il primo rischia di retrocedere con il Cagliari, il secondo è alle prese con un difficile rapporto con Gasperini. Musso, invece, già sondato, è in attesa dell’eventuale affondo. Da definire il destino di Pau Lopez e Mirante: lo spagnolo potrebbe tornare in patria mentre l’ex Parma, in scadenza a giugno, è stato contattato dal Milan per fare la chioccia a Donnarumma. In cuor suo, spera in un altro anno a Trigoria, ma la situazione è tutta da definire. 
MONTAGNE RUSSE 
Mancini, Kumbulla e Ibanez: 67 anni in tre.

Sono il futuro del club che ha già provveduto a prolungare il contratto del brasiliano. Il presente, però, è caratterizzato da alti e bassi. Soprattutto per Roger che in questa stagione ha lasciato intravedere ottime potenzialità, alternate a gravissimi errori. In quasi ogni scontro diretto, c’è il suo zampino in negativo: a Milano con il Milan (sul primo gol), nel derby (2 reti su 3), a Napoli (almeno un paio), l’altra sera all’Olimpico (commette fallo dal quale nasce la punizione-gol e poi effettua una copertura sbagliata su Politano), a Torino con la Juventus (autogol). Anche per lui il ritornello è il solito: quando il livello si alza, va in difficoltà. Difficile valutare la stagione di Kumbulla: prima del Covid, sicuro e deciso. Dopo, qualche intoppo di troppo con il punto più basso toccato a Parma. Segnali di ripresa a Kiev. La nota più lieta è Mancini: personalità da vendere, stigmate da leader, è ora tornato anche a segnare con frequenza. C’è poi il caso Smalling. Quello che doveva essere il perno del reparto, sinora ha giocato 961 minuti in campionato (appena 11 presenze da titolare). Prima una distorsione alla caviglia, poi l’intossicazione alimentare, passando per un’infiammazione al ginocchio e chiudendo con una lesione al bicipite femorale. Adesso spera di tornare dopo la sosta. Passerella finale per Cristante: Fonseca ha avuto l’intuizione di arretrarlo, beneficiando di una maggiore qualità nell’impostazione. Opzione utile con le piccole squadre, meno con le big. Un conto del resto è vedersela con Lasagna, un’altra con Mertens o Ronaldo.

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