Roma, ecco la dottrina secondo Mourinho

Roma, ecco la dottrina secondo Mourinho
di Stefano Carina
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 17:43

Novanta minuti, come una partita. E rigorosamente con la palla al piede. Il metodo-Mou è pronto a sbarcare a Trigoria. La rivoluzione extra-campo (tra mercato e società) presto andrà ad intaccare anche le metodologie di lavoro quotidiane della squadra. Ognuno ha le proprie e quelle dello Special One si basano su 3 concetti fondamentali: concentrazione, varietà e attenzione ai dettagli. Per intenderci: sono oltre 200 gli esercizi studiati per la prima fase del ritiro, così che ogni allenamento non sia mai uguale a quello precedente. La chiarezza per il portoghese non deve mai mancare: a tal proposito il primo giorno verrà consegnato ad ogni singolo elemento della rosa una sorta di vademecum del suo modo di lavorare, al fine di evitare spiacevoli incomprensioni. Chissà se il tecnico ha già accennato qualcosa a Zaniolo. Di certo lo ha chiamato, chiedendo informazioni sul piano di recupero e spronandolo a farsi trovare pronto per il ritiro. Un modo per tornare a farlo sentire importante, dopo uno stop così lungo. Lo Special One ha sempre lavorato sulla testa dei suoi calciatori. E così farà anche alla Roma.

CAMBIO DI FILOSOFIA

Una delle prime richieste a Pinto è stata quella di sfoltire la rosa. Se i nuovi innesti, paradossalmente, possono anche attendere, il portoghese vorrebbe evitare di allenare elementi che non faranno parte del progetto tecnico. La strada, altrimenti, è segnata: l'overbooking con lui non è contemplato. Chi sarà di troppo, lavorerà a parte, in un gruppo differente. Durante le sedute, Mourinho delega poco. È sempre presente nell’allenamento, che prepara spesso presentandosi un'ora e mezzo prima al centro sportivo. Una vicinanza fisica (e vocale) che si tramuta in un'attenzione ai particolari e meticolosità senza eguali.

Nulla è lasciato al caso. Un esempio può rendere l'idea. Chi lo conosce da vicino, racconta che una delle prime cose sulle quali interviene quando va ad allenare una nuova squadra (dopo non ce n'è più bisogno) è la semplice rimessa laterale a centrocampo. Di questa se ne deve occupare il terzino che spesso e volentieri, quando gli attaccanti sono marcati, ha l'istinto di scaricare verso uno dei due mediani oppure più indietro ad uno dei centrali difensivi. Con Mourinho non accadrà più. Chi rimette, ha l'obbligo di guardare sempre in avanti, verso uno degli attaccanti che ha il compito di proteggere la palla dall'avversario, dandogli le spalle, per poi dare seguito all'azione. Idea di gioco offensiva? L'opposto. Questo permette infatti al tecnico di evitare, in caso d'intercetto, di subire un contropiede, visto che la rimessa in avanti garantisce di avere più giocatori dietro il pallone. Se giochi con il 4-3-3 ne hai almeno 7, altrimenti con il 4-2-3-1 il numero scende a 6. Può sembrare una banalità ma non è un caso che di reti, nelle ripartenze, lo Special One ne prenda veramente poche. Altro concetto che non apparteneva alla Roma di Fonseca: Paulo utilizzava il possesso palla per spostare di continuo la squadra avversaria, alla ricerca di varchi nei quali inserirsi. La concezione quindi era esclusivamente offensiva. Con Mourinho accadrà il contrario. Uno dei concetti chiave del sistema di allenamento dello Special One è che si deve riposare proprio mentre si controlla il pallone. Il suo, quindi, è perlopiù un possesso palla di tipo difensivo. Per una squadra che nelle ultime stagioni ha subito 107 reti in campionato, la prima cura è già pronta. Stefano Carina

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