Mourinho non è un tecnico particolarmente scaramantico. Tuttavia saper di dover affrontare la doppia semifinale di Conference League contro il Leicester potendo contare su Smalling e Mkhitaryan, lo fa dormire certamente più tranquillo. E non solo per l'esperienza, la classe e le doti da leader che i due hanno all'interno del gruppo. Insieme a loro, infatti, José ha vinto l'ultimo trofeo della sua incredibile carriera. Si tratta dell'Europa League del 2017, in finale contro l'Ajax. Risultato 2-0 con il secondo gol confezionato proprio da Chris (assist) e Haenrik. Tra l'altro quello è anche l'anno dell'ultimo successo dello Special al King Power Stadium del Leicester per 0-3 con l'armeno in gol e autore di un assist per Mata.
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Per questo motivo ieri i tre re erano i meno intimoriti a Trigoria nel leggere alcune statistiche pubblicate dal sito della Uefa che vedono nelle coppe europee le Foxes sconfitte in casa soltanto una volta (su 17, vincendone 10) negli ultimi 24 anni. Loro già sanno come si fa.
GEMELLI DIVERSI
Chris e Henrik, così diversi ma allo stesso tempo così simili.
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A 14 anni è volato a San Paolo, in Brasile, per imparare calcio: il prologo di una carriera da giramondo. Ha poi giocato infatti in Ucraina (Metalurg e Shakhtar), Germania (Dortmund) e Inghilterra (Manchester United e Arsenal) prima di trasferirsi in giallorosso. Per Mourinho (che ha intanto recuperato Cristante) sono semplicemente insostituibili. «Fondamentale» è il termine utilizzato dal tecnico per Chris; «Lo voglio qui e lui vuole restare», le parole spese per l'armeno. Sì, perché per entrambi si sta discutendo il prolungamento. Se per il difensore ci si siederà al tavolo l'anno prossimo (scadenza 2023), più urgente la situazione del centrocampista anche se Pinto sabato è sembrato ottimista: «La voglia delle parti è la stessa dell'anno scorso, c'è una tempistica che abbiamo definito e non ci sono problemi». In effetti basta accontentare lui e Raiola. Le richieste sono sempre le stesse di un anno fa: 4 milioni più 2 alla firma.