Lazio, Sarri senza difese

Lazio, Sarri senza difese
di Alberto Abbate
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15:43

Ci risiamo, punto e a capo, avanti e indietro. Mai una svolta, l’altalena dondola all’infinito. Non c’è patto con lo spogliatoio che dia una direzione definitiva a quest’ascensore impazzito. Un gol fatto o incassato cambiano sempre il destino di un incontro. A Firenze passa un tempo col risultato inalterato, nella ripresa la Lazio segna con Milinkovic e impone il suo dominio. Quattro giorni dopo, col Milan regge sino al 24’, poi crolla di testa ed esce subito da San Siro. L’errore di Hysaj – che tiene Rafael Leao in gioco – compromette la stabilità psico-fisica di tutto il gruppo. Così si è spiegato Sarri l’ultimo massacro, per questo ha deciso di non usare il bastone e non ha rimproverato nessuno. Anzi, nel timore di un ulteriore contraccolpo, ha consolato i giocatori ad uno ad uno. Bisogna reagire per forza domani pomeriggio contro il Bologna in campionato. Ironia del fato, proprio contro gli emiliani al Dall’Ara arrivò a ottobre uno dei primi black out, che stanno condizionando la stagione della Lazio. Allora finì 3 a 0 con Acerbi espulso. Ieri il centrale 34enne si è rivisto in campo, ma è solo un miraggio: lunedì tornerà ad allenarsi gradualmente col gruppo, ma al massimo potrebbe strappare una convocazione per Oporto. Non è però ormai la sua assenza, il vero cruccio.
 

RINNOVO E FRECCIATE
Non è arrivato nulla dal mercato lì dietro. Sarri si è ripromesso di rimboccarsi le maniche con quello che ha in mano. E deve fare molto meglio, ora lo pretende Lotito. Il presidente non ha gradito i mugugni sui mancati rinforzi di gennaio, non è più un caso che il rinnovo del tecnico sino al 2025 non sia più stato ripresentato. Non è solo l’allenatore a riflettere sul suo futuro a giugno. La società non si sente responsabile di questo rendimento e, dopo oltre sette mesi, si aspetta che Sarri possa incidere in altro modo. È vero, gli mancano diversi elementi adatti al suo gioco, ma anche le sue parole rischiano di diventare un alibi continuo. Alcuni senatori temono addirittura che la squadra si stia convincendo dell’incapacità di giocare ogni tre giorni sia a livello mentale che fisico. Persino sottolineare, alla vigilia di una semifinale col Milan, quanto la Coppa Italia sia un torneo antisportivo non alza certo le motivazioni di un gruppo. Va bene la schiettezza di Sarri, non quando diventa un autogol. 
 

TURNOVER E COSTRUZIONE
Non fai a tempo a sostenere quanto Sarri sia diventato psicologo, dopo la quarta partita consecutiva con la porta imbattuta al Franchi, che puntualmente arriva il tracollo con un umiliante 4-0.

Le colpe del tecnico sono più legate all’interruzione della continuità tattica col contropiede ritrovato, che al turnover eccessivo (5 elementi nuovi rispetto a Firenze) a San Siro. Perché, a parte l’inutilità dell’alternanza Reina-Strakosha fra i pali, in fondo Maurizio rimette in formazione comprimari - se non titolari - come Hysaj, Cataldi, Basic e Felipe Anderson. E, paradossalmente, per trovare più muscoli ed equilibrio al cospetto di un Milan che all’andata di campionato aveva disintegrato difesa e centrocampo. A settembre c’era Luis Alberto lì in mezzo, che giustifica il suo stop, ma poi fra le righe redarguisce un “leitmotiv” del tecnico: «Una scelta condivisa la mia esclusione dal primo minuto. Non abbiamo perso per questo. Semplicemente, non abbiamo giocato, né difeso né attaccato. Ma basta dire che siamo in costruzione, sono passati mesi, siamo forti e dobbiamo dimostrarlo». Eccolo un altro punto che forse a Sarri sta sfuggendo: c’è il rischio che, per smorzare le attese della piazza e prendere tempo per il cambiamento, anche la squadra si stia persuadendo di non aver nulla da perdere quest’anno. Poche settimane fa, sempre l’allenatore, aveva addirittura malcelato il desiderio di non centrare il piazzamento europeo per poter lavorare meglio il prossimo campionato. Ora, nelle esternazioni, è tornato indietro, ma intanto ha già una competizione in meno e sarà tostissima affrontare lo spareggio di Europa League con l’ex Conceicao. Soprattutto perché Sarri non ha ancora trovato né risolto il problema che la Lazio si trascina dall’era Inzaghi e adesso sembra ingigantito con le novità tattiche a rimorchio. Se Lotito pensava che bastasse un nuovo allenatore di grido da solo per cambiare registro, si è illuso. Conta altrettanto l’organico. Siamo punto e a capo, avanti e indietro. 

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