Ci risiamo, punto e a capo, avanti e indietro. Mai una svolta, l’altalena dondola all’infinito. Non c’è patto con lo spogliatoio che dia una direzione definitiva a quest’ascensore impazzito. Un gol fatto o incassato cambiano sempre il destino di un incontro. A Firenze passa un tempo col risultato inalterato, nella ripresa la Lazio segna con Milinkovic e impone il suo dominio. Quattro giorni dopo, col Milan regge sino al 24’, poi crolla di testa ed esce subito da San Siro. L’errore di Hysaj – che tiene Rafael Leao in gioco – compromette la stabilità psico-fisica di tutto il gruppo. Così si è spiegato Sarri l’ultimo massacro, per questo ha deciso di non usare il bastone e non ha rimproverato nessuno. Anzi, nel timore di un ulteriore contraccolpo, ha consolato i giocatori ad uno ad uno. Bisogna reagire per forza domani pomeriggio contro il Bologna in campionato. Ironia del fato, proprio contro gli emiliani al Dall’Ara arrivò a ottobre uno dei primi black out, che stanno condizionando la stagione della Lazio. Allora finì 3 a 0 con Acerbi espulso. Ieri il centrale 34enne si è rivisto in campo, ma è solo un miraggio: lunedì tornerà ad allenarsi gradualmente col gruppo, ma al massimo potrebbe strappare una convocazione per Oporto. Non è però ormai la sua assenza, il vero cruccio.
RINNOVO E FRECCIATE
Non è arrivato nulla dal mercato lì dietro. Sarri si è ripromesso di rimboccarsi le maniche con quello che ha in mano. E deve fare molto meglio, ora lo pretende Lotito. Il presidente non ha gradito i mugugni sui mancati rinforzi di gennaio, non è più un caso che il rinnovo del tecnico sino al 2025 non sia più stato ripresentato. Non è solo l’allenatore a riflettere sul suo futuro a giugno. La società non si sente responsabile di questo rendimento e, dopo oltre sette mesi, si aspetta che Sarri possa incidere in altro modo. È vero, gli mancano diversi elementi adatti al suo gioco, ma anche le sue parole rischiano di diventare un alibi continuo. Alcuni senatori temono addirittura che la squadra si stia convincendo dell’incapacità di giocare ogni tre giorni sia a livello mentale che fisico. Persino sottolineare, alla vigilia di una semifinale col Milan, quanto la Coppa Italia sia un torneo antisportivo non alza certo le motivazioni di un gruppo. Va bene la schiettezza di Sarri, non quando diventa un autogol.
TURNOVER E COSTRUZIONE
Non fai a tempo a sostenere quanto Sarri sia diventato psicologo, dopo la quarta partita consecutiva con la porta imbattuta al Franchi, che puntualmente arriva il tracollo con un umiliante 4-0.