Lazio, Sarri si è adeguato ai giocatori: la sua squadra ha più equilibrio ma non ha perso qualità

Con i cambi nella ripresa ha annichilito l’Inter: adesso la rosa glielo consente

Lazio, Sarri si è adeguato ai giocatori: la sua squadra ha più equilibrio ma non ha perso qualità
Lazio, Sarri si è adeguato ai giocatori: la sua squadra ha più equilibrio ma non ha perso qualità
di Alberto Abbate
4 Minuti di Lettura
Domenica 28 Agosto 2022, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 08:30

Questa è un'altra (R)evolution. Alla faccia di chi dipingeva Sarri imprigionato nel suo personaggio e in un unico credo. Già l'anno scorso Maurizio aveva provato a far crollare il pregiudizio, prima di sottolineare all'alba del trionfo sull'Inter all'Olimpico: «Chi ho a disposizione determina il modo di giocare. Se io replicassi il Napoli farei un errore clamoroso. Quel palleggio è difficilmente ripetibile, la Lazio deve puntare su altro». Adesso avete capito? Eccolo il piano diabolico di Sarri, a fuoco fra cinquantaquattromila luci in una magica notte di fine agosto. Ferocia e solidità sono i segreti di questo gruppo, sempre più stretto intorno alle linee guida del tecnico. Ora sì, tutti corrono, coprono, recuperano, segnano. Già, perché se non si presenta la possibilità di far possesso, Provedel lancia per superare la pressione con un piede chirurgico: Milinkovic si alza per la spizzata in profondità su Immobile, non è affatto un oltraggio né una diminutio. Anzi, Sarri dimostra il suo coraggio, persino nelle scelte prima e dopo. Per trovare l'equilibrio sfoggia innanzitutto i muscoli, la qualità può essere devastante in un secondo tempo. Più facile a dirsi, però. Ci dev'essere sempre il pugno di un maestro per tenere a bada gli umori (buoni e cattivi) dello spogliatoio.

Lazio-Inter, le pagelle: serata da Mago per Luis Alberto, Lukaku impreciso


IL CAMBIAMENTO
La sfida dell'Olimpico era appena tornata in equilibrio quando Sarri ha deciso che era arrivato il momento di diminuire la corsa (intensa come mai prima) e aumentare l'estro: dentro il Mago e Pedro, che hanno schiantato l'Inter con due colpi di genio.

Il gol che ha fatto la differenza, proprio quello di Luis Alberto. Un matto che può diventare un portento in questo nuovo ruolo part-time, purché riesca a digerirlo a tempo indeterminato. Dovrà essere bravo Sarri a gestirlo, con la Samp per esempio tornerà dall'inizio. Guai ad ubriacarsi per l'ultimo successo, la mancanza di continuità era stata un neo l'anno scorso. Come la difesa, restaurata e già con tutt'altro piglio: due gol subiti in tre gare, Patric sembra un altro, Romagnoli oscura Lukaku solo con lo sguardo. Lazzari gioca intossicato, Marusic è un carrarmato. C'è compattezza dietro, fra i reparti, anche perché Cataldi fa da schermo insieme a Vecino, come e più di Torino. Zaccagni e soprattutto Felipe Anderson sono ali che aiutano. C'è più maturità, la bravura di capire il momento in cui fare la giocata o spazzare la palla e badare solo al sodo.

Lazio-Inter 3-1, Felipe Anderson, capolavoro Luis Alberto e Pedro: festa biancoceleste, Lautaro non basta


PATTO CHAMPIONS
È tutto studiato, c'è un pragmatismo programmato. Alla fine sono i tre punti lo spettacolo. E pensare che Sarri era stato tanto criticato per quel pareggio sotto la Mole, in cui s'intravedeva una Lazio plasmata a una nuova idea di calcio. Oggi tutti in silenzio, dopo la vittoria che ha rispedito Inzaghi dietro la lavagna a Milano. Povero Simone, non poteva certo bastargli davvero Gagliardini su Milinkovic per ottenere il risultato. Maurizio ha interpretato invece la partita come Van Gogh e, alla fine, ha mostrato il capolavoro a Lotito nella pancia dell'Olimpico. Cambi perfetti, delirio sugli spalti e, a sorpresa, senza bisogno di una mitragliata di Immobile, stregato da Handanovic sino all'ultimo. Figuriamoci cosa accadrà quando il capocannoniere Ciro riprenderà la sua media gol. Il capitano ha stretto con i compagni a cena un patto per la Champions. Con Sarri aveva già firmato l'alleanza in una carta privata, prima del ritiro di Auronzo di fronte a Lotito. Ancora solo tre degli otto nuovi acquisti hanno carburato, ma già la panchina sembra finalmente un valore aggiunto. Dopo appena 14 mesi, è sempre più nitida la (R)evolution.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA