Lazio, dal crollo col Midtjylland al «germe» dello spogliatoio: tutte le riflessioni di Sarri

Lazio, dal crollo col Midtjylland al «germe» dello spogliatoio: tutte le riflessioni dei biancocelesti
Lazio, dal crollo col Midtjylland al «germe» dello spogliatoio: tutte le riflessioni dei biancocelesti
di Valerio Marcangeli
4 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Settembre 2022, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 11:33

Non è stato un risveglio semplice quello della Lazio. Il club capitolino dopo la serata da incubo in Danimarca ha riaperto gli occhi a Piacenza dove oggi ci sarà un confronto tra Sarri e i calciatori. Mattinata di riposo in cui riflettere ancora su cosa non è andato alla MCH Arena di Herning, poi il faccia a faccia seguito dalle prime prove tattiche in ottica Cremonese. La Lazio è sembrata una squadra inferiore di almeno tre categorie rispetto al Midtjylland e il 5-1 di ieri ha già spazzato via quanto di buono fatto da inizio stagione per lo stupore dello stesso Sarri.

Lazio, il gioco non regge e anche Sarri finisce nel mirino delle critiche

Anche quest’ultimo è finito nel mirino delle critiche, in primis dei circa 200 tifosi arrivati a Herning e con i quali lo stesso tecnico insieme a Immobile e Pedro ha chiesto scusa sotto il settore ospiti dopo il triplice fischio. In serate del genere il “Sarrismo” resta solamente un miraggio e il Comandante se ne rende conto: «Nei primi 25 minuti ci siamo messi a palleggiare come se fossimo 4-0. Ci è mancata l’umiltà e fa male perdere così in Europa». Molto male, anche perché la Lazio nemmeno scende in campo all’MCH Arena e guai a farsi influenzare dal 62% del possesso palla, dai 39 attacchi rispetto ai 31 del Midtjylland o addirittura dai 14 tiri, tanti quanti i danesi.

Il terreno di gioco ha dimostrato che i padroni di casa fin dal primo pallone avevano tutt’altro ritmo, come confermato dai 43 palloni recuperati e i 15 tackle riusciti, senza dimenticare i 15 disimpegni tentati dai quali sono nati i primi due gol.

La continuità resta un miraggio 

La serata da incubo conferma che certi ritmi la Lazio di Sarri proprio non li riesce a reggere. C’era tanta attesa per la prima gioia in Danimarca con vista sulla terza vittoria di fila, ma al triplice fischio l’unica certezza è stata che i biancocelesti non riescono ancora a superare i propri limiti. L’ultimo filotto con almeno tre successi di fila risale a marzo e aprile 2021 quando la squadra di Inzaghi batté di seguito Udinese, Spezia, Verona e Benevento. Una continuità che con Sarri invece era e resta un tabù. Il club capitolino si è spinto al massimo fino a due successi consecutivi col Comandante, sintomo che certe idee proprio non si riescono a digerire.

Il mercato torna a convincere poco

Discorso che vale per tutti, visto che nella serata di Herning neanche il turnover ha pagato. Il Comandante ha cambiato tutta la linea difensiva rispetto al Verona e i risultati sono stati pessimi, con prove decisamente sotto la media per Hysaj e soprattutto Gila. Quest’ultimo, pagato 6 milioni nonostante l’esperienza nella terza divisione spagnola col Real Madrid Castilla, avrà bisogno di diverso tempo ancora per ambientarsi. Tempo però del quale necessitano anche Casale, ieri nemmeno schierato, Marcos Antonio che è subentrato a uno spento Cataldi e lo stesso Cancellieri, ritenuto ancora acerbo e al quale è stato preferito l’acciaccato Pedro dal 1’, senza dimenticare l'inizio di stagione horror di Maximiano. Morale della favola, ora anche il mercato finisce sul banco degli imputati, nonostante l’ottimismo di Tare: «Abbiamo una squadra con cambi di qualità, dovrà essere bravo il mister a coinvolgerli». Il coinvolgimento c'è stato, ma finora a convincere sono stati solo Romagnoli, Vecino e Provedel. Troppo poco.

Sarri si mette in discussione, e spunta un «germe nello spogliatoio»

Per ultimo c’è il famoso «germe» tirato in ballo da Sarri in un amarissimo post partita: «Se il problema sono io sono pronto a fare un passo indietro. Se si tratta di un giocatore deve andare subito via». Qualcuno che secondo il tecnico trasmette involontariamente superficialità al resto del gruppo nella preparazione alle partite. Semplice pensare a Luis Alberto, in estate pronto a lasciare il club e spesso in conflitto con il tecnico, ma il numero 10 nonostante la debacle è stato tra i più propositivi ieri, così come da inizio stagione visti i 3 gol segnati e l’assist fornito. Troppo semplice pensare a un solo profilo. Il crollo di Herning ha dimostrato invece che è tutta la Lazio a non essere ancora pronta per superare l'esame di maturità e forse è proprio questa la notizia peggiore.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA