L'analisi: Italia dal gioco veloce e leggero, ora viene il bello

L'analisi: Italia dal gioco veloce e leggero, ora viene il bello
di Andrea Sorrentino
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Lunedì 21 Giugno 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 17:39

Euro 2020 è uno straniamento continuo e non solo perché lo giochiamo nel 2021, è che ormai lambisce il surrealismo. Come in una nebbiolina di sogno, scopriamo che la squadra migliore è l’Italia, e che la cara vecchia bistrattata serie A è il campionato di maggior successo fin qui. Mancano solo gli orologi che si squagliano e la pipa di Magritte che non è una pipa, si direbbe, invece tutto vero. Lo dicono gli occhi, dato che la qualità del gioco è evidente, e le cifre. Già prima che l’Italia sfidasse il Galles, era suo il miglior attacco dopo due partite (6 gol, ora 7) e la miglior difesa ancora intonsa (come svedesi e inglesi, che però hanno segnato una volta). Era da Italia ‘90 che non chiudevamo la prima fase con tre vittorie e 0 gol presi.

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L'Italia e le altre

E su 60 gol del torneo, addirittura 19 sono della serie A, non solo dei soliti Cr7 e Lukaku, ma pure di Gosens, Linetty, Skriniar, dell’eterno Pandev (14 gol dalla Bundesliga, 8 dalla Premier, 1 dalla Liga). Cose da pazzi. Come il gioco veloce e leggero dell’Italia del Mancio, finora la più fluida in attacchi e contrattacchi, nella solidità generale e nella continuità d’azione in ogni gara. Tutte qualità che opporremo a Ucraina o Austria, rognose ma perforabili dietro: si giocherà a Wembley, dove Mancini deve vendicare un antico dolore datato 1992, finale di Coppa Campioni persa con la Samp. Patrick Vieira ci snobba mettendo il dito sui nostri difetti potenziali: «L’Italia non ha intensità, potenza e ritmo. Non arriverà in fondo». Eppure finora li abbiamo avuti, anche sorprendendo noi stessi e cambiando 8 giocatori col Galles.

Ma per dirci i migliori tutto dovrebbe essere tarato sulla qualità dei rispettivi gironi, e il nostro non è stato di gran livello (i turchi di sicuro la squadra peggiore delle 24). 

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LE NAZIONALI
Il più tosto si conferma quello con Francia, Germania e Portogallo: visti atleti e gare sublimi. I Bleus hanno preso un colpo di sole a Budapest, ma devono avere ancora il meglio dagli attaccanti, rimangono favoriti, e se noi abbiamo Jorginho-Barella come polmone e cuore di tutto (ora anche Verratti), loro hanno Pogba-Kanté. I tedeschi stanno trovando la quadratura attorno a centrocampisti fenomenali, forse sono friabili dietro, ma attenzione. I portoghesi appaiono esangui, i più sono stanchi, e tutti quei talenti insieme per ora fanno confusione. Stremati appaiono anche gli inglesi, nel giovane Foden oltre che in Kane e Sterling, così il ct Southgate è under pressure. Meglio del previsto l’Olanda, se migliora la concentrazione sui 90’ può crescere. La Spagna tiene palla più di tutti (un incredibile 72% di possesso, secondo il Belgio col 57%) ma non segna mai, ed è scossa da guerre di religione contro l’eretico Luis Enrique, l’antimadridista. Più allegria nel Belgio, anche perché uno come De Bruyne non ce l’ha nessuno, come nessuno attacca coralmente con tanta tecnica e velocità: non hanno mai vinto niente nella storia, ma questo è l’Europeo surrealista. E Magritte era belga.
 

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