Euro2020, Italia-Spagna a Wembley: Immobile e Morata scarpe d'oro di Mancini e Luis Enrique

Immobile
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di Ugo Trani
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Martedì 6 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 09:52

A centrocampo, non c’è niente di segreto, l’Italia e la Spagna stasera si giocheranno la semifinale di Wembley. Braccio di ferro. Anzi di bello. Lì il meglio dell’Europeo: qualità, palleggio e, perché no?, prepotenza. Ma c’è anche chi partirà al buio nella notte londinese: sono Immobile e Morata, centravanti sotto accusa sempre e comunque anche quando fanno centro. Eccoli uno di fronte all’altro, protagonisti di vite parallele nella competizione. Stesse reti, 2: Ciro con 4 presenze, Alvaro con 5 partite. Stesse critiche: più da chi sta fuori che da chi li accompagna in campo. Mancini e Luis Enrique, pur trovandosi davanti al bivio del torneo, sembrano comunque decisi a confermarli. Ancora credono in loro, anche se poi nella preparazione della partita vanno a sollevare tutta una serie di distinguo. La posizione di entrambi i ct è però inequivocabile. Sentite l’azzurro alla vigilia della sfida di Londra: «Immobile è la Scarpa d’Oro, è tra gli attaccanti che hanno segnato di più negli ultimi anni. E in un Mondiale o in un Europeo il più criticato spesso risolve match e torneo...». Incoronato, quindi, el hombre del partido. A priori e proprio davanti alla Roja per l’occasione in total blanco. L’asturiano è stato addirittura più definitivo: «A chi non va bene Morata dico che prima di una gara scelgo lui, poi gli altri dieci». E ha aggiunto. «Non ho bisogno di parlargli. Sono io, invece, a dovergli creare gli spazi giusti. Poi Chiellini lo conosce meglio di noi». Punta e a capo.

PERCORSO DIFFERENTE
Ciro e Alvaro camminano nell’Europeo tenendosi per mano. Diverso è invece il rapporto con i loro ct che non li trattano allo stesso modo. Roberto urla a Immobile in ogni gara e a ripetizione, Lucho protegge a priori Morata. Magari hanno ragione loro. Anche se poi Ciro chiede di essere coccolato e invidia le carezze ricevute da Alvaro. Che ha passato giorni peggiori, durante questo Europoe, del collega. In Spagna sono arrivati alle minacce di morte. Quando si è sbloccato contro la Polonia, l’abbraccio vero con Luis Enrique, costretto a intervenire in pubblico quando la situazione è addirittura peggiorata dopo il rigore fallito contro la Slovacchia. Storie non di tutti i giorni. Morata intoccabile alle corde. E adesso vanto del suo ct che lo ha difeso fino alla semifinale, pur sostituendolo quattro volte su cinque. E Immobile titolare in apnea. Nessuno lo ha però mai scaricato, compreso il suo compagno di stanza Belotti che rimane il principale rivale. L’alternativa che sta in paziente attesa per non mettere in crisi l’amico.

PALLEGGIO DA DIVIDERE
Sintetizzando: Alvaro più utile di Ciro guardando le caratteristiche dell’Italia e della Spagna che sono simili.

Possesso palla, aggressione e dominio. L’avversario si difente e Morata, più abituato di del collega a giocare spalle alla porta, fa spesso da sponda ai compagni che si inseriscono, Koke e Pdri su tutti. Immobile fa un altro gioco. Va in profondità. Veloce e sempre in verticale. Il contropiedista ideale, dunque. E, al tempo stesso, anche il paradosso più evidente nell’idea di calcio di Mancini. Se l’Italia aspettasse invece di attaccare, il centravanti non avrebbe più alibi. E la semifinale di Wembley si lega proprio alla comportamento chiesto dai ct. Il tiki taka è il vessillo delle Furie Rosse: media del 73 per cento a partita in questo Europeo. Gli azzurri sono andati oltre il copiato: con il 57 per cento di possesso palla, hanno toccato meno palloni dei rivai. Furie azzurre, però. Passaggi più rapidi e sempre in avanti. Il 4-3-3 proposto da nostro ct prevede meno tocchi di quello di Lucho. Questione di ritmo. Va alzato e accompagnato dal pressing. Tant’è vero che la Nazionale attacca con il 3-2-5, pure se il baricentro però è più basso del loro. Ma l’aggressività potrebbe indirizzare il match. E Immobile potrebbe vivere la sua notte della ripartenza.

COPIONE ANNUNCIATO
«Sono certo che non faremo lo sbaglio di non giocare la partita dal primo all’ultimo minuto e di staccare la spina. Ogni secondo andremo al massimo, fedeli ai nostri principi di gioco» avverte Luis Enrique che non ha mai affrontato gli azzurri da ct. Unico incrocio, da giocatore, il pomeriggio di Boston nel mondiale Usa del 94. Codazo (gomitata) di Tassotti e ko ai quarti. «Quell’episodio fa parte della mia carriera. Ho incontrato Mauro all’Olimpico dieci: chiarito tutto. I giocatori neanche se lo ricordano. L’Italia è una nazione che amo. E amo Roma. Dispiace esserci rimasto solo un anno: adoro la gente, il cibo, la pizza, il gelato e ovviamente il calcio. Giocare contro l’Italia è sempre un piacere, ci ritroveremo da avversari anche a novembre nella Nations League». Nessun bluff, conoscendolo. «Luis Enrique è bravo, le sue squadre giocano bene, al di là delle vittorie. Loro hanno inventato un calcio che li ha portati a successi straordinari. Il nostro è leggermente differente, ma siamo italiani, non possiamo diventare spagnoli all’improvviso. Dobbiamo giocare da Italia e non vero che siamo favoriti: le chance sono 50 e 50. Non è però una finale anticipata: da qui alla fine ci sono la Spagna e un’eventuale altra partita, dobbiamo finire il nostro percorso come lo abbiamo iniziato». En plein nell’Europeo, 5 vittorie in 5 partite, e nelle qualificazioni, 10 su 10. E striscia di 32 risultati utili consecutivi. L’unica novità dovrebbe essere Emerson per Spinazzola. Florenzi, intanto, sta riprendendo quota. E, partecipando alle ultime prove, ha fatto capire di essere pronto a riprendersi il posto. Del resto, è arrivato all’Europeo da titolare.

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