Non è british l'atteggiamento. L'incubo della variante Delta spaventa solo il resto del Vecchio Continente. L'Inghilterra non si scompone e fa muro - insieme alla Uefa - sulla richiesta di trasloco delle semifinali e della finale dell'Europeo: «Si giocano tutte a Wembley, come previsto. Non c'è alcuna possibilità di spostamento». Ignorato anche l'appello dell'Ue, dopo l'impennata di contagi (26mila, mai così tanti dal 23 gennaio) fra Londra e Regno Unito. Anzi, il governo di Boris Johnson, stando a fonti Uefa, sarebbe pronto persino a confermare l'incremento di un terzo (da 43mila a 60mila spettatori, il 75%) il numero degli ingressi allo stadio. Non c'è nessun passo indietro, va avanti imperterrito. I contatti fra la Federazione europea e le autorità locali proseguono per attuare tutte le misure per mitigare ogni rischio e scongiurare però ulteriori polemiche in seguito: il distanziamento obbligatorio, i tamponi negativi 48 ore prima e il doppio vaccino ricevuto almeno 15 giorni prima dell'evento. L'ultima novità, in fase di approvazione, è il «bubble to bubble», ovvero l'idea di far arrivare i tifosi delle rispettive nazionali finaliste in aerei e trasportarli direttamente dentro Wembley senza farli entrare in contatto con la popolazione del posto.
Tifosi inglesi sabato a Roma. D'Amato: «Rispettare la quarantena». Londra: non partite
Rabbia Ue
Cautele comunque ritenute insufficienti da quei virologi convinti che il «picco indiano» non sia affatto stato raggiunto ma, al contrario, sia ancora in aumento.
Focolaio
Anche il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, è preoccupato: «Sono stato il primo a sottoscrivere il protocollo per far ripartire il calcio, ma qui si rischia quanto accaduto con Atalanta-Valencia e il focolaio successivo. La Uefa non può ignorare la questione e riempire lo stadio, il mio invito si unisce a quello del premier Draghi a trovare un'altra soluzione al più presto». E il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ribadisce il concetto: «Servono norme stringenti per contenere il virus, sulla finale a Wembley ho più di un dubbio». Eppure persino la Fifa fa orecchie da mercante al riguardo. Contano più il prestigio e il lato economico, garantiti da un paese aperto a tutto rispetto al nostro, piuttosto che il pericolo evidente dietro l'angolo. Insomma, mai come in questo caso, «The show must go on».