Capello e il nuovo Psg: «Andare a vederlo sarà come andare alla Scala»

Capello e il nuovo Psg: «Andare a vederlo sarà come andare alla Scala»
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Giovedì 12 Agosto 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 16:51

Il terremoto provocato dal trasferimento di Messi al Psg, non lo ha sorpreso più di tanto. E non perché Fabio Capello, oggi apprezzato commentatore di Sky, se lo aspettasse. Anzi. 
Rimasto sorpreso dall’addio dell’argentino al Barcellona? 
«Guardi, so di andare controcorrente. Ma è stata una scelta obbligata». 
Addirittura? 
«Sì, glielo assicuro. Leo lo conosco e soprattutto so la realtà nella quale si muovono lui e la famiglia. Messi voleva rimanere al Barcellona e soprattutto a Barcellona. Venti anni non si cancellano di colpo. Quelle lacrime che avete visto il giorno dell’addio erano vere, sincere. La verità è che il club catalano non può più permetterselo, nonostante lui si fosse decurtato lo stipendio in modo importante». 
Di sicuro vederlo piangere nella conferenza d’addio e sorridere 48 ore dopo ha fatto un certo effetto... 
«E cosa doveva fare? Una volta appurato che al Barcellona non era possibile restare, l’unica piazza libera che lo poteva accogliere era Parigi con il Psg. Sono i soli che si possono permettere di pagare determinati stipendi. E avendo la possibilità di prendere il calciatore più forte del mondo a parametro zero, giustamente non se lo sono fatto scappare. Sottolineo il giustamente. Avendo le loro disponibilità, qualsiasi club si sarebbe comportato allo stesso modo». 
Non le sembra anomalo l’atteggiamento della Uefa? Da un lato l’indignazione per la Superlega capeggiata da Real Madrid, Barcellona e Juventus, dall’altro il silenzio per un calcio sempre più elitario che vede il Psg prendere Messi, Ramos, Donnarumma e Wijnaldum, il Chelsea Lukaku a 115 milioni e il Manchester City, prossimamente, Kane a 140?
«Il problema gira sempre intorno ai soldi. Nel primo caso la nascita di una Superlega sarebbe andata a ledere gli interessi delle federazioni calcistiche europee minori e di chi non rientrava nel campionato d’élite. Allo stesso tempo, però, avrebbe garantito a chi partecipava di avere degli introiti importanti. E magari il Psg avrebbe avuto più concorrenza e non avrebbe avuto via libera sul mercato». 
Che Champions ci apprestiamo a vedere? 
«Ci prepariamo ad assistere a qualcosa di completamente diverso. Che poi non è in controtendenza con il nome della manifestazione: la Champions è il torneo dei campioni e quindi di chi può spendere di più. E la vicenda non è occulta. Perché fanno tutto alla luce del sole, agevolati dal fatto che il famigerato Fair Play finanziario mi sembra ormai sia un lontano ricordo. Assistere ad una partita del Psg diventerà l’evento. Un po’ come accadeva qualche anno alla Scala di Milano quando cantava Pavarotti. Era il migliore e per avere un biglietto per assistere ad un suo spettacolo, si spendeva qualsiasi cifra. Vedrete che accadrà così anche per gli sponsor. Immaginate quanto saranno disposti a pagare per un match della squadra di Pochettino con Messi, Ramos, Mbappe, Neymar, Di Maria e Donnarumma in campo...». 
E il nostro movimento? Siamo destinati ad un calcio di secondo piano? 
«Il calcio elitario vive di momenti. C’è stato un periodo, del quale io ho fatto parte, dove i campioni e i fuoriclasse venivano soltanto da noi. Ora la geografia è cambiata e dobbiamo farcene una ragione. Adesso comandano i russi, gli arabi, chi ha maggiore liquidità. Non possiamo indignarci perché non siamo più l’epicentro del mondo. Altrimenti lo avremmo dovuto fare anche quando eravamo in cima. Poi se lei mi chiede se apprezzo il modello Bayern Monaco, attento ai conti, io le rispondo positivamente. Oppure se valuto positivamente la politica del contenimento dei costi che si sta portando avanti in Serie A, le dico di sì. Ma non mi arrabbio se il Psg allestisce un dream-team. Anche perché ci svegliamo tardi: tutto è nato anni fa, quando lo sceicco pagò la clausola di Neymar. È iniziato tutto in quel momento. Il resto è una semplice conseguenza».
Prima di salutarla, le piace la Roma che sta nascendo? 
«Non è ancora nata.

Voglio prima vederla completa, al termine del mercato. Soltanto dopo esprimerò un giudizio».

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