Bonucci e Chiellini, una "coppa" di fatto: l'amicizia che porta alla vittoria

Bonucci e Chiellini, una "coppa" di fatto: l'amicizia che porta alla vittoria
di Alessandro Angeloni
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Martedì 13 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 09:54

Guardateli, insieme, nel letto. Con al centro, il gioiello. Sudato, non rubato: la Coppa. «Tranquilli, dorme al sicuro, la proteggiamo». E’ la Coppa dei campioni d’Europa, alzata al cielo, come vuole la tradizione, dal capitano, Giorgio Chiellini. Non poteva mancare il vice, Leonardo Bonucci. Capitano e vice: amici. Da sempre e (magari) per sempre. Come una coppia, che di cose ne ha vissute: non dormono insieme in Nazionale, da leader quali sono, hanno stanze singole (Giorgio ha ereditato quella di Cannavaro, il suo idolo). Insieme hanno vissuto ascese e ricadute, sorrisi e lacrime e non solo con la maglia azzurra. Anni e anni nell’Italia, da Lippi a Mancini (Leo ha esordito nel 2010, Giorgio nel 2004 ma ne è diventato una colonna dopo il Mondiale 2006) e nella Juve (insieme dal 2010, Giorgio è arrivato cinque anni prima: un anno solo separati, Leo era al Milan e qualche tensione c’è stata) hanno consolidato un rapporto che va oltre il calcio. La loro vita è unita, anche con le famiglie, la sera a cena, in vacanza. Sempre. Affiatamento che si traduce in quei metri di campo che diventano una barriera, una saracinesca. 
I DUE REDUCI
C’era una volta la BBC, Barzagli, Bonucci e Chiellini, che insieme il successo l’ha sfiorato, oggi ci sono loro, che hanno vinto anche per il compagno Andrea (e Buffon), che ha smesso di giocare. Ma che ha avuto la fortuna di vincere il Mondiale nel 2006, insieme anche con Gigi, che è stato per anni il portierone della Nazionale. Loro due, Bonucci e Chiello, in Germania non c’erano e il successo se lo sono costruito qualche anno dopo. Ed è tutto loro. Un successo che copre le delusioni del passato, nel quale sono stati protagonisti di una Nazionale che - a tratti - ha anche deluso le aspettative, mentre questa le ha create e soddisfatte. Con le azioni, i gesti. Insieme anche nel 2012, l’Italia è arrivata in finale dell’Europeo ma era scoppiata, così come loro due. Sempre insieme anche in questo. Quella del 2014, in Brasile non ha nemmeno cominciato e si è persa al primo turno. E loro erano lì, a provare a trainare un gruppo spento. Chiellini si è portato a casa anche il morso di Suarez, il giorno dell’eliminazione, a Natal, tra le dune. Non parliamo poi delle lacrime di Bordeaux, anno 2016, con la emozionante Nazionale di Conte, poi quelle del novembre del 2017, quando è arrivata come una ginocchiata sullo stomaco l’eliminazione dal Mondiale russo. A Wembley i due compari hanno messo la firma sul successo: Chiello ringhia (pure troppo, vedi il gestaccio agli inglesi durante la finale), Bonucci cuce e segna, salendo in cima alla classifica, con i suoi 34 anni e 71 giorni, dei calciatori più anziani a segnare in una finale. In quel gol di Bonucci c’era anche il piedone di Chiellini, sempre al suo fianco, chissà magari anche in Qatar, ma per il capitano è difficile, di anni ne ha 36. Ma al Quirinale, parla proprio il veterano, Chiellini. «Questo è il successo di un gruppo che anche nei momenti di difficoltà non si è mai perso d’animo, sostenendosi a vicenda e anteponendo all’interesse del singolo il bene del collettivo. Solo attraverso il gioco di squadra è possibile ottenere un risultato così prestigioso. Se ci troviamo davanti al Presidente della Repubblica, non è solo per aver segnato un rigore in più dei nostri avversari ma perché quel rigore lo abbiamo trasformato condividendo uno dei sentimenti più belli della vita, l’amicizia». 
L’amicizia, appunto.

Con Bonucci e non solo. Nel ricordo di uno, difensore anche lui, che non c’è più. Astori, all’improvviso. Chiellini dedica il successo al presidente Mattarella e poi a Davide. «Lo avremmo voluto qui con noi, è sempre presente nei nostri pensieri». Bonucci si è battuto per avere, a Roma, il pullman scoperto, per un bagno con i tifosi. «E’ un’emozione indescrivibile, questa gente merita di festeggiare». Siamo noi siamo noi i campioni dell’Europa siamo noi, canta scatenato Leo. Così, ancora per un po’. Sempre nel segno dell’amicizia.

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