Febbre da finale. Ma febbre sana, non quella del “virus da cammello” che aveva colpito cinque giocatori della Francia (Upamecano, Rabiot, Coman, Varane e Konaté) ed è sparita d’incanto prima dell’allenamento di ieri, rincuorando Didier Deschamps che ha giurato amore eterno ai Blues: enorme attesa per l’atto finale del mondiale, per vedere chi indosserà la terza stella, per godersi l’ultima esibizione su questo palcoscenico di sua maestà Leo Messi, costretto, in una staffetta simbolica, a cedere il testimone a Kylian Mbappé. Oggi Doha sarà davvero l’ombelico del pianeta: la gara sarà trasmessa in almeno 200 paesi, con una platea di miliardi di persone.
QUEI LEGAMI
Le due nazionali sono connesse da antichi legami di sangue – la Francia è stato il terzo paese per immigrazione in Argentina dopo Spagna e Italia -, culturali – Carlos Gardel, il maestro del tango, nacque a Tolosa, ma già a tre anni divenne argentino -, architettonici - alcuni viali di Buenos Aires ricordano Parigi -, letterari e persino calcistici.
TUTTI RECUPERATI
La vigilia è stata diversa. Deschamps ha tremato fino a ieri mattina, ma quando il medico gli ha comunicato che il peggio era passato, l’allenatore francese ha ritrovato il sorriso: «Vogliamo aggiungere una stella alla nostra maglia. Guidare la nazionale è la cosa più bella della mia carriera. Qui sto benissimo. Per me è un onore guidare la Francia». Deschamps si è guadagnato la conferma con la semifinale: il futuro è nelle sue mani. Sulla partita, il tono è stato meno conciliante: «L’Argentina ha molti tifosi nel mondo e anche in Francia c’è chi si augura il trionfo di Messi. Noi abbiamo fatto di tutto per arrivare fin qui e vogliamo il secondo titolo di fila». Deschamps è a caccia del bis, impresa riuscita solo a Vittorio Pozzo (1934 e 1938). Modulo e formazione non hanno tolto il sonno al ct francese: via libera al 4-2-3-1 e alla squadra base. L’Argentina ha due pensieri fissi nella testa: come fermare Mbappé e come soffocare Griezmann, uomo chiave della Francia. Scaloni ha provato diverse soluzioni negli ultimi allenamenti: 5-3-2, 4-4-2, 4-3-3. Con la difesa a cinque, entra Lisandro Martinez. Con gli altri moduli, chance per Di Maria titolare. Al termine della seduta, gigantesca foto ricordo dell’Albiceleste, piena di ospiti illustri nel ritiro: Aguero, Lo Celso, Nicolas Gonzalez. Aguero ha condiviso la stanza con Messi: un’amicizia di ferro lega i due personaggi. Leo salirà oggi sul tetto della classifica presenze al mondiale (26), cercherà il titolo di capocannoniere (quota 5 insieme a Mbappé), ma soprattutto insegue quel titolo sfuggito nelle quattro edizioni precedenti. Scaloni, commosso fino alle lacrime, ha ringraziato la truppa: «Hanno dato tutto. Comunque vada è stato un viaggio bellissimo. Dobbiamo trascorrere queste ore divertendoci e poi goderci la finale. Il nostro popolo ha bisogno di una grande gioia. Mbappé è un campione, ma la Francia non è solo lui. E l’Argentina è grande: l’ultima partita al mondiale di Messi merita il titolo». Le nonne dell’Albiceleste sono pronte a festeggiare. Le abuelas argentine sono donne coraggiose e rispettate. Hanno sfidato i militari. Ora vogliono portare in trionfo Leo e i suoi fratelli.
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