L'incredibile Virginia Raffaele pronta
per il Teatro dell'Aquila di Fermo

Virginia Raffaele
Virginia Raffaele
di ​Lucilla Niccolini
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Martedì 19 Aprile 2016, 22:15
ANCONA - È una stella. Brillante, bellissima, mette in ombra chiunque le stia accanto, col suo fascino e la sua franca disinvoltura. Virginia Raffaele, anche in jeans e giubbino, i capelli legati a coda, brilla di personalità e appeal. Eppure sulla scena rinuncia volentieri alla sua incontenibile presenza per assumerne cento altre. Il festival di Sanremo l'ha rivelata a tanti che ancora non ne avevano apprezzato le doti di performer. E forse per questo si intitola “Performance” lo spettacolo curato dalla fantasia di Gianpiero Solari, la cui tournée tocca ora le Marche. Dopo l'applauditissima recita al teatro Sanzio di Urbino, sarà il 20 aprile al teatro dell'Aquila di Fermo (ore 21), preceduta dalla popolarità, che scaturisce dalla proteiforme capacità di entrare e uscire dai personaggi con stupito candore.

Un Brachetti in gonnella?
“Oddio, magari! Lui è un grande “numero uno”.

Allora torniamo alle radici: quanto hanno significato per te le origini circensi?
“Per me il circo è una cosa strana, ancestrale, che mi si muove nello stomaco. È stata la mia scuola più grande, assieme al Luna Park dell'Eur dei miei nonni. Ho visto spettatori di ogni genere, mondi e meraviglie del genere umano, e ho imparato a entrare in contatto col pubblico, da una parte, e dall'altra a cogliere la psicologia delle persone, tic e inflessioni...”.

Poi, hai cambiato strada...
Sospira.
“Quando settecento famiglie sono finite in mezzo alla strada – mi è sempre doloroso ricordare le traversie burocratiche che hanno fatto chiudere il lunapark – ho seguito la mia inclinazione, lo spettacolo. Ho anche fatto danza, classica e contemporanea, come quasi tutte le giovani. Ma non mi andava di finire sempre in prima fila, solo per il fisico... No, dovevo cambiare approccio”.

E l'imitazione ti è venuta naturale?
“Veramente non avevo mai pensato di imitare, finché la Gialappa's Band non mi ha proposto di dare vita ad alcuni “mostri” per “Mai dire Grande Fratello”... ho cominciato per gioco, grazie a loro. O per colpa loro! Mi convinsero dicendo che avevo padronanza della voce, e sapevo riprodurre suoni, timbri e colori. Ma non mi sento un'imitatrice pura: semmai faccio parodie...”.

E tu, cosa ti senti?
“Bella domanda da Marzullo! Forse un'attrice: perché quando imito, interpreto un personaggio. Nonostante le differenze d'età, entro in quel corpo”.

Come ti sei trovata a lavorare con Solari?
“Un colpo di fulmine! Ci siamo incontrati quattro anni fa e abbiamo subito capito che insieme potevamo fare solo... follie! Insomma, qualcosa di bello. E poi, finalmente abbiamo trovato il momento giusto. Lui non può non rapirti, con la sua visionarietà. In questo spettacolo abbiamo messo l'anima, e siccome di questi tempi è difficile trovare un po' d'anima in giro...”.

Eppure alcune tue imitazioni celebri, che ritroviamo in questo spettacolo, ti hanno anche attirato qualche risentimento.
“Mi fanno sorridere. Non me ne curo più di tanto: voglio solo far divertire la gente. E credo che ci sia ancora la libertà di satira. O no?”.

Qualche modello?
“Sono cresciuta ridendo del trio Marchesini, Lopez e Solenghi. E poi, Monica Vitti, Mariangela Melato, Franca Valeri e Bice Valori, Alida Chelli: le donne che hanno fatto grande la commedia all'italiana”.

Ti senti un po' soubrette?
“Esiste ancora, come ai tempi di Raffaella Carrà e Mina? Rappresenta un mondo che non c'è più! La soubrette canta, balla, ha una completezza che... per me sarebbe sicuramente un bel punto d'arrivo”.

Come hai vissuto il Festival?
“Ero molto preoccupata, ma l'ho presa come una sfida. Divertimento ed emozione, soprattutto l'ultima sera, in cui ho interpretato un personaggio che sto ancora studiando: me stessa”.

Due aggettivi per “Performance”?
“Colorato, multiforme, scintillante. È un caleidoscopio, in cui le immagini si specchiano e moltiplicano”.
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