Vincenzo De Vivo: «In attesa dell’alba che verrà per lo spettacolo»

il Maestro Vincenzo De Vivo
il Maestro Vincenzo De Vivo
di Fabio Brisighelli
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Lunedì 11 Maggio 2020, 05:50
ANCONA - Nella forzata clausura di questi giorni gli incontri a tema avvengono con le tante modalità consentite dalla tecnologia. Noi abbiamo contattato per telefono Vincenzo De Vivo, direttore artistico della stagione lirica del Teatro delle Muse e al pari dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo, per fare un po’ il punto sulla problematica situazione attuale dello spettacolo dal vivo, specie dalle nostre parti. De Vivo, come è noto, è un protagonista del settore ad ampio spettro di azione musicale, attivo da sempre in istituzioni nazionali di prestigio, nonché docente in corsi e seminari e membro di giuria in vari concorsi. Lo conosciamo altresì come affabulatore squisito di argomenti musicali, per l’opera lirica e i concerti, ogniqualvolta se ne presenta l’occasione. 

“A da passà ‘a nuttata”, - sentenziava il grande Eduardo - . Per lo spettacolo dal vivo, per l’opera lirica e i concerti, la notte sembra al momento protrarsi, e prefigurare un lungo silenzio. Lei che ne pensa al riguardo? 
«Penso che questa “notte” sia più lunga del previsto, ma che sia straordinariamente più lunga specie per i lavoratori dello spettacolo, per tutti coloro che traggono sostentamento dalla propria professione di artista o dal proprio mestiere di tecnico, di operatore appunto dello spettacolo dal vivo. Per arrivare all’alba occorre un sostegno forte e mirato. Ricordo da bambino le veglie funebri in campagna: la preoccupazione di parenti e amici era per i sopravvissuti, non per il defunto. L’invito era quello di mangiare qualcosa insieme, di bere un caffè… All’estero la chiusura delle stagioni e dei festival programmati per l’anno in corso, in Germania, Austria e altrove, è stata ufficializzata senza riserve, mentre le istituzioni nazionali si “aggrappano” a qualcosa da offrire al pubblico, specie nel periodo estivo, contando sugli spazi all’aperto». 

Questo ha i suoi “pro” e i suoi “contro”: non crede? 
«Credo che le autorità governative competenti debbano prendere in questo difficile momento delle decisioni, assumere orientamenti precisi per le categorie della cultura e dello spettacolo, come si è fatto altrove; stabilire delle date e soprattutto delle procedure. Anche se si dovesse arrivare a una chiusura delle attività, sarebbe comunque opportuno pensare a qualche manifestazione da realizzarsi in condizioni di sicurezza, per mantenere accesa la fiaccola, per dare quantomeno una parvenza di continuità. All’insegna del “noi ci siamo”, a dispetto di tutto. E veniamo alle Marche, che per plurisecolare tradizione, per l’assoluto rilievo nel tempo dei suoi musicisti e dei suoi artisti di palcoscenico possono annoverarsi tra le regioni più “musicali” del Paese». 

Come vede lei l’evolversi della situazione organizzativa teatrale, a fronte del persistere dell’emergenza? 
«Pensare che la lunga estate delle Marche non si possa compiere, che vadano deluse le aspettative di un pubblico vasto di fruitori nazionali e internazionali, “fedele” da anni all’offerta artistica di prim’ordine del nostro territorio, mi crea una tristezza infinita. Ci sono luoghi di grande suggestione all’aperto, che potrebbero suggerire soluzioni diverse e giocoforza innovative, legate all’imperativo della “distanza”. Ma non possono compensare la perdita di spettacoli d’opera e di concerti in quei meravigliosi contenitori che chiamiamo teatri, in cui avviene l’incontro tra gli artisti e il pubblico, in cui accade il miracolo dell’emozione vissuta insieme». 

Lei è il direttore artistico della stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona, che cade in settembre-ottobre, oltreché al pari responsabile dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo. Ci sono novità in corso? 
«Ad Ancona siamo in attesa di conoscere che cosa potremo fare dall’inizio di settembre, quando iniziano le prove per il primo, programmato melodramma. Siamo insomma in attesa del permesso di salpare, e manteniamo al momento un atteggiamento di vigile attesa. Bisognerà capire da Stato e Regione se potremo agire in condizioni di piena sicurezza. Per l’Accademia di Osimo, che com’è noto ha interrotto l’anno accademico in corso, ci siamo dati come riferimento la fine di agosto, col proposito peraltro di realizzare nel corso dei mesi autunnali le manifestazioni programmate e interrotte, soprattutto in relazione al progetto “Oltre l’ascolto”, un progetto di inclusione di artisti diversamente abili. L’iniziativa, promossa dalla nostra Accademia con la Lega del Filo d’Oro e con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, si propone di mettere in contatto gli artisti di diversa abilità nella dimensione della musica non solo con i cantanti dell’Accademia, ma anche con strumentisti del territorio, con gli studenti e con il pubblico dei concerti». 

Che cosa ha determinato la scelta -che condividiamo- dell’ “Attila” di Verdi e del “Don Pasquale” di Donizetti nel programma delle Muse di quest’anno? 
«Per “Attila” era importante introdurre un nuovo titolo verdiano nella cronologia del nuovo Teatro delle Muse. Per “Don Pasquale” ha inciso la felice coincidenza della presenza di protagonisti di qualità: ma anche il gusto di offrire al pubblico un’opera scoppiettante, anche se intrisa di malinconia. E se l’alba per lo spettacolo dal vivo fosse proprio alle Muse?».
 
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