In mostra il vessillo di Urbino, risale al XV secolo e proviene dall’Abbazia di Santa Croce a Fonte Avellana

Il Vessillo di Manuele Notho Paleologo sarà esposto a Palazzo Ducale di Urbino dal 9 al 27 febbraio (Foto concessa da Claudio Ripalti)
Il Vessillo di Manuele Notho Paleologo sarà esposto a Palazzo Ducale di Urbino dal 9 al 27 febbraio (Foto concessa da Claudio Ripalti)
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 14:09

URBINO - La Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca cade il 9 febbraio. Quest’anno nelle Marche si celebra con un evento espositivo, che si affianca a quelli di consueto circoscritti ai licei classici, dove la lingua greca antica si insegna: a Palazzo Ducale di Urbino, quel giorno sarà restituito alla comunità il Vessillo di Manuele Notho Paleologo. Si tratta di un “podea”, ovvero di un panno che nella chiesa ortodossa veniva appeso ai piedi di un’icona.

«A lungo conservato nei depositi della Galleria Nazionale delle Marche - rievoca il direttore Luigi Gallo – è stato affidato alle abili mani delle restauratrici Francesca Graziosi e Giulia Papini, funzionarie della Direzione Regionale Musei delle Marche, coadiuvate da Azelia Lombardi, Simona Laurini ed Elisa Zonta».

Il precedente
Il tempo e un precedente maldestro restauro avevano alterato, per fortuna in maniera non irreversibile, il prezioso manufatto.

Malamente fissato su un supporto di stoffa rossa, era stato ancorato a un pannello ligneo, deformato nel corso degli anni. Inoltre, le parti metalliche presentavano ossidazioni e distacchi diffusi. Continua il dottor Gallo: «Il nuovo, delicatissimo intervento ha sostituito il vecchio supporto con uno più adeguato, provvedendo alla pulitura delle parti metalliche ossidate e della stoffa, con il consolidamento delle lacune».


Il vessillo era entrato a far parte del patrimonio della Galleria Nazionale delle Marche nel 1915. Proveniva dall’Abbazia di S. Croce di Fonte Avellana, cui pare sia stato donato dal cardinal Bessarione (1403-1472), che ne fu Abate Commendatario. Il fine ricamo, con fili di argento e oro su seta, ritrae Manuele Notho, figlio di Eudocia, il condottiero che nel 1411 sbaragliò gli Ottomani. La scena raffigura Manuele prostrato ai piedi dell’Arcangelo Michele, che lo domina con la ricca armatura, il viso autorevole dallo sguardo imperioso e i piumaggio delle grandi ali. Tra lui e l’orante sono ricamati in oro, in greco, il testo della supplica e la risposta dell’Arcangelo.


«Abbiamo colto l’occasione della Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca – commenta il direttore della Galleria Nazionale delle Marche – per condividere un restauro così importante con il pubblico». Mercoledì 9 alle 16, il Vessillo di Manuele Notho Paleologo sarà presentato in tutto il suo splendore nella Sala della Biblioteca di Palazzo Ducale, dal “padrone di casa” Luigi Gallo, dal professor Luigi Bravi, docente di Filologia Classica, e dalla restauratrice dottoressa Graziosi.


«Il pezzo, raro e molto delicato, per questioni conservative può rimanere esposto per un tempo limitato. Per questo si potrà ammirare solo fino a domenica 27 febbraio». E anche se, in futuro, potrà essere di nuovo ammirato dal pubblico, solo per brevi periodi, è imperdibile questa occasione di scoprire questo oggetto di antichissimo culto, un’autentica opera d’arte. Un motivo in più, tra i tanti, per visitare in questo mese la Galleria Nazionale delle Marche, che si è recentemente arricchita di sei pale d’altare. I dipinti del Barocci, del Pomarancio e di Simone Cantarini, restituiti alle Marche dalla Pinacoteca di Brera, sono esposti, con altre opere del periodo tra Manierismo e Barocco, nelle tre sale, da poco ristrutturate, del secondo piano di Palazzo Ducale.

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