URBINO - Torna a casa, a Urbino, la “Madonna di Senigallia”. Il capolavoro di Piero della Francesca, icona della Galleria nazionale delle Marche, sta per rientrare dalla capitale, dove ha giocato un ruolo chiave nella splendida mostra “Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”, appena conclusa alle Scuderie del Quirinale.
L’opera meritoria di Rotondi
Curata e allestita, assieme a Raffaella Morselli, da Luigi Gallo, direttore della Rete Museale delle Marche, nonché del Palazzo Ducale di Urbino, l’esposizione ha illustrato l’opera meritoria svolta, durante il secondo conflitto mondiale, da Pasquale Rotondi, soprintendente a Urbino, e da altri responsabili di musei italiani, per mettere in sicurezza il patrimonio artistico. Un successo: oltre 56mila visitatori, dal 16 dicembre a lunedì scorso, hanno potuto ammirare, in un unico luogo, capolavori che inorgogliscono le collezioni italiane. E si sono emozionati nell’apprendere vicende poco note alle giovani generazioni, grazie anche a un sagace allestimento, arricchito da gigantografie in bianco/nero delle protezioni improntate, in quegli anni, per tutelare le opere. Uomini e donne, studiosi coraggiosi e determinati, misero in sicurezza un patrimonio di inestimabile valore da bombardamenti e razzie.
Gli altri dipinti
In viaggio verso Urbino, assieme alla Madonna di Senigallia, sono molti altri dipinti, dalla tavola di Giovanni Baronzio che rappresenta la Madonna in trono, all’enigmatico “Salvator Mundi”, attribuito a Bartolomeo della Gatta. Con essi, lo stendardo di Luca Signorelli, che presenta, su una faccia, la Crocifissione e, sull’altra, la Discesa dello Spirito Santo, e l’Immacolata Concezione di Federico Barocci, che ritroverà il suo posto al secondo piano del palazzo, prima di aggiungersi alla grande mostra che il direttore Gallo si appresta ad allestire a Urbino, per il 2024, assieme ad Anna Maria Ambrosini Massari, per celebrare il pittore manierista urbinate.
Dal 21 aprile, queste opere saranno nuovamente visibili al pubblico, mentre altre saranno temporaneamente collocate in deposito.
È stata una bella vetrina, la mostra romana, per le opere di cui vanno fieri i musei marchigiani. Oltre a quelli prestati da Urbino, infatti, molti sono i dipinti provenienti da Ancona, Jesi, Pesaro, Ascoli Piceno e Fabriano: tra gli altri, la Santa Palazia del Guercino e la Dormitio Virginis di Olivuccio di Ciccarello, dalla dorica Pinacoteca Podesti; il Trittico di Allegretto Nuzi, dal fabrianese museo Molajoli; le Storie della Vergine di Paolo Veneziano e la Testa di Giovanni Battista, opera di Giovanni Bellini, da Pesaro. E poi, il Trittico di Valle Castellana di Carlo Crivelli da Ascoli, oltre a due dipinti di Lorenzo Lotto dallo jesino Palazzo Pianetti. Torneranno a risplendere nelle rispettive sedi espositive, di cui sono stati ambasciatori presso il grande pubblico delle Scuderie del Quirinale.
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