La storia
Il film della durata di 93 minuti e del genere fantastico–family drama racconta, negli anni Settanta, in un paesino di montagna dell’Italia Centrale, di Pietro, un bambino cresciuto da un padre duro e asfissiato dai debiti che manifesta doti misteriose: piega metalli al solo tocco. Uno scienziato americano comincia a studiarlo. Gli esperimenti porteranno Pietro a contatto col mondo invisibile, dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi. «La storia di Pietro – rimarca Antonio Bigini - è una storia minima, fatta di pochi personaggi, che si svolge prevalentemente in interni. È una storia scandita da oggetti banali come chiavi, coltelli, cucchiai. Credo che in questa semplicità risieda parte della sua universalità. Gli anni Settanta sono stati il momento in cui l’Italia ha definitivamente rinunciato alla sua millenaria identità contadina per sposare la via del neocapitalismo.
Il fenomeno dei minigeller
“Le proprietà dei metalli” è, dunque, liberamente ispirato a una vicenda poco nota: il fenomeno dei cosiddetti “minigeller”, cioè quei bambini che alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito ad una delle tante esibizioni televisive dell’illusionista Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai al solo tocco, hanno cominciato a manifestare fenomeni simili.
L’autore
Antonio Bigini, 42 anni, non è alla sua prima opera. Ha diretto con Mariann Lewinsky il documentario “Ella Maillart - Double Journey” (Visions du réel, 2015). È autore del film “Anita” di Luca Magi (Doclisboa, 2012). Per la Cineteca di Bologna ha curato svariate mostre sulla storia del cinema (Sergio Leone, Marcello Mastroianni, Pier Paolo Pasolini, ecc.) allestite presso musei come la “Cinémathèque Française”, l’Ara Pacis, il Museo di Roma, il MAMbo. “Le proprietà dei metalli” è il suo primo lungometraggio.
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