L'urbinate Biagianti: «Sono il videomaker dei sentimenti»

Il videomaker urbinate Filippo Biagianti
Il videomaker urbinate Filippo Biagianti
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 20 Novembre 2020, 02:05

URBINO - Fotografo, videofilm-maker e ufficio stampa della Provincia di Pesaro Urbino, l’urbinate Filippo Biagianti, sta ricevendo diversi riconoscimenti per la sua passione di raccontare storie attraverso le immagini. “La storia del lupo e della Cicala” ha vinto, il Premio Vittorio de Seta 2020 al Clorofilla Film Festival in collaborazione con il Magna Graecia Film Festival, la cui cerimonia di premiazione è programmata per fine novembre. Il cortometraggio ha vinto anche il Premio Asilo Bianco al Corto e Fieno FIlm Festival 2020, agli inizi di ottobre scorso, un altro festival internazionale che si svolge da 11 anni ad Omegna. Attualmente un altro suo lavoro “La Camicia di Basilio” è in concorso al Fiorenzo Serra Film Festival (24-28 novembre), rassegna internazionale per documentari etnografici, dopo aver avuto la menzione speciale al Festival Filmare la Storia 2019, di Torino.

 
Come è nata la sua passione per questi video racconti?
«Ho sempre avuto la passione di raccontare storie, ho iniziato con i fumetti, disegnando storie. Il primo approccio con la telecamera è stato durante la collaborazione con uno studio di produzioni video, prima dell’arrivo dei social network. Infine la collaborazione come ufficio stampa della Provincia mi ha permesso di prendere in mano la macchina fotografica: quando scatti una foto hai solo una inquadratura per raccontare qualcosa e attraverso questo approccio ho imparato meglio a comporre le inquadrature».
C’è qualcosa nei suoi lavori che trasmette sentimenti profondi 
«Ognuno ha il suo modo di guardare il mondo attraverso un obiettivo e questo si traduce in una visione originale verso le storie che racconti, che può essere empatica o solo didascalica. Ma solo con l’esperienza ho acquisito il rispetto dei tempi della narrazione: quando fermarsi, quando aggiungere un commento musicale, o un silenzio, rispettando la storia. Sempre senza il bisogno di alterare l’emozione con artifici stilistici, evitando di accontentare il pubblico e rimanendo fedele alla storia, con onestà. Le cose più semplici hanno già momenti di poesia incredibili».
Come trova le storie da raccontare?
«Per lavoro ho l’occasione di seguire eventi nel territorio: è così che incontro persone e storie. Capita quando si ha la passione di approfondire le tante realtà, come una ricerca del Genius loci del posto. Mi affascina molto ascoltare le persone anziane con un approccio verso le tradizioni, che stanno interessando anche molti giovani che tornano a fare lavori antichi, in un rapporto diverso con il tempo, la terra e le stagioni. Cose che si sono perse oggi: tutto si svolge velocemente, dando per scontato cose che non lo sono».
A cosa sta lavorando ora? 
«Con l’Anpi provinciale abbiamo raccolto le ultime testimonianze dei partigiani viventi: anche qui ho cercato un modo per ricostruire l’immaginario dei loro racconti attraverso il panorama delle nostre campagne.

Inoltre devo curare il sound per portare nelle sale il lavoro girato in Grecia tra i profughi della rotta balcanica. È molto difficile entrare nei circuiti dei festival per un cineasta indipendente: è bello ricevere dei riconoscimenti importanti, ma le soddisfazioni più emozionanti sono i complimenti che ricevo dalle persone del posto».

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