Ora, labora et Unesco. Otto abbazie benedettine chiedono il riconoscimento, c'è anche la marchigiana San Vittore alle Chiuse

Ora, labora et Unesco. Otto abbazie benedettine chiedono il riconoscimento, c'è anche la marchigiana San Vittore alle Chiuse
Ora, labora et Unesco. Otto abbazie benedettine chiedono il riconoscimento, c'è anche la marchigiana San Vittore alle Chiuse
di Véronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Aprile 2023, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 16:50

Marche in festa, a 25 anni dell’entrata del Centro Storico di Urbino nella lista dei siti classificati dall’Unesco come “Patrimonio mondiale dell’umanità”, l’abbazia di San Vittore delle Chiuse chiede di entrare nella summa di meraviglie dell’agenzia Onu. Si tratta di una candidatura seriale riservata ad una selezione di otto insediamenti benedettini altomedievali in sei regioni d’Italia.


Le bellezze in rete


Un unicum che la mette in rete con le abbazie di Montecassino, Subiaco, San Vincenzo al Volturno, Farfa, San Pietro al Monte, San Michele alle Chiuse e Sant’Angelo in Formis, esempi di sacralità e magnificenza. A dare il via è stata l’adesione l’altro ieri del consiglio comunale di Cassino all’accordo di programma condiviso. Seguiranno entro metà maggio Subiaco, Castel San Vincenzo e Rocchetta al Volturno, Fara in Sabina, Civate, Sant’Ambrogio di Torino, Capua e la marchigiana Genga. Marco Filipponi, sindaco di Genga afferma che: «Questo protocollo è solo il punto di partenza di un percorso lungo e tutt’altro che facile che regala sì ulteriori opportunità all’entroterra e alle Marche ma più di tutto fa emergere le doti di un presidio millenario di fede e di cultura. Un complesso che rappresenta i valori universali del monachesimo benedettino».

 


La storia


Eretta nel 1060 e completata nel 1080, San Vittore delle Chiuse, nel suo periodo di maggiore splendore, esercitò la sua giurisdizione su 42 chiese e su vasti beni e territori già dall’inizio del XII secolo.

Dichiarato monumento nazionale nel 1902, immerso nel cuore del Parco della Gola della Rossa e della Gola di Frasassi, ospita nel suo cenobio, due musei. Osserva Tommaso di Carpegna Falconieri, docente di storia medievale all’Università di Urbino e responsabile nella candidatura Unesco: «La storia del sito è importante. Tuttavia, in questa richiesta di riconoscimento, si va oltre il singolo monumento e il luogo architettonico ma si evidenzia l’azione dei benedettini come costruttori del paesaggio culturale e insediativo italiano ed in particolare marchigiano». La regola “ora et labora” letta anche attraverso l’opera lenta, incessante, meticolosa, dei monaci «si vede nei paesi arroccati sulle montagne o sulle cime delle colline, nell’incastellamento così caratteristico nelle nostre zone e non è altro che il trasferimento delle scelte di vita dei benedettini in un modo di vivere per le comunità». Un legame che unisce San Vittore delle Chiuse alle altre sette Signorie monastiche ma non intacca la sua singolarità. Entra nel merito il professore: «L’abbazia gengarina si contraddistingue dagli altri sette monasteri italiani, per il fatto che è il punto d’incrocio di più culture. In questa chiesa che si affaccia sull’Adriatico, si respira la spiritualità della grande cultura occidentale che guarda anche ad Oriente. Basta analizzare la sua solenne e maestosa architettura. È occidentale, addirittura imperiale, germanica con le sue cinque eleganti absidi, la facciata con atrio chiuso tra due torri, quasi a costituire un avancorpo che richiama le chiese medievali tedesche, normanne e lombarde ma ha per cuore una pianta a croce greca, tipica dell’Oriente, iscritta in un quadrato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA