Torna l'appuntamento per i ragazzi
Ascoli, va in scena Sherlock Holmes

Una scena dello spettacolo
Una scena dello spettacolo
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Sabato 27 Febbraio 2016, 21:25
ASCOLI - Domenica 28 febbraio al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno tornano gli appuntamenti per i ragazzi promossi dal Comune di Ascoli Piceno e dall’Amat con il contributo della Regione Marche e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e con il sostegno di BIM Tronto. In scena Sherlock Holmes di Collettivo Cinetico, spettacolo in cui la danza è un mistero tutto da scoprire. La compagnia ferrarese diretta da Francesca Pennini e Angelo Pedroni si cimenta con il teatro per ragazzi e compone uno dei suoi intelligenti, divertenti, coinvolgenti, viaggi nella danza, mostrata come un mondo da percorrere secondo sentieri e strade maestre, in un’infinita, emozionante gamma di possibilità. Lo spettacolo, commissionato dal Teatro delle Briciole all’interno del progetto Nuovi sguardi per un pubblico giovane, intende stimolare compagnie della sperimentazione a misurarsi con il teatro per ragazzi ed è la divertente ricostruzione di uno spettacolo di danza dalle tracce lasciate sull’impianto di un palcoscenico.
 
Scrive Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, che «il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare». L’idea che guida le parole e le azioni di questo spettacolo è la volontà assoluta, liberissima, giocosa, di rovesciare quella verità e osservare con divertita ostinazione il mondo. Sherlock Holmes, il suo celebre metodo fondato sul binomio osservazione e deduzione, si reincarna sulla scena in un anomalo terzetto di investigatori contemporanei, animati da una inesauribile voglia di andare oltre il volto immediato e ingannevole della realtà, di analizzare i dettagli e ipotizzare possibili soluzioni. Nella sua sorprendente somiglianza con i meccanismi profondi della curiosità infantile, l’applicazione rigorosa e nello stesso tempo umoristica del metodo deduttivo è lo strumento di un viaggio di scoperta e investigazione di quel pezzo di mondo, di quel vero e proprio microcosmo che è il teatro.

Quella che si viene compiendo sulla scena, “teatro del crimine” in una inedita accezione, è dunque una vera e propria anatomia in presa diretta, uno sguardo telescopico che si irradia sull’intero spettro del visibile e del sensibile. La pluralità delle ipotesi ricostruttive dei movimenti coreografici di uno spettacolo, a partire dagli indizi lasciati sulla “scena del delitto”, si traduce in un vertiginoso atlante concentrato della danza, dal minimal alla contact improvisation, dalla metal al musical, perché il linguaggio del corpo ha estensione infinita, come infinito e aperto è il catalogo delle ipotesi sul mondo, se si parte dalla sua osservazione analitica.

Così, l’occhio di una telecamera, moderno erede della lente di Sherlock Holmes, nella sua assoluta libertà di indagine scruta, analizza, rielabora tutti i recessi dello spazio-mondo: persone e oggetti, spettatori e proiettori, costumi e note di regia, e non si preoccupa di superare le pareti del teatro per puntare sulla vita là fuori che continua a scorrere, o di farsi strada dietro le quinte. Perché “le cose ovvie di cui è pieno il mondo”, se osservate, guardate, scrutate, possono dirci qualcosa di nuovo, rivelare un volto segreto. 
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