Lucrezia Lante della Rovere porta Pirandello in scena e confessa: «Il Montefeltro nel cuore, mi sento un pizzico urbinate»

Lucrezia Lante della Rovere
Lucrezia Lante della Rovere
di Chiara Morini
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Giovedì 27 Maggio 2021, 10:10

MACERATA - Andrà in scena questa sera, al Lauro Rossi di Macerata, e domani e sabato al Concordia di San Benedetto del Tronto, con inizio alle ore 19, “L’uomo dal fiore in bocca”, tratto dal dramma in atto unico di Luigi Pirandello, con Lucrezia Lante della Rovere, per la regia di Francesco Zecca. Se tutti sanno che è la figlia di Marina Ripa Di Meana, probabilmente in pochi sanno che il nome completo dell’attrice «è Lucrezia Lante Montefeltro della Rovere, per questo delle Marche ricordo Urbino, e mi sento anche un pizzico urbinate, visti i miei antenati» dice lei stessa.

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Antenati a parte, lei ha cominciato giovanissima a lavorare. «Probabilmente molti pensano per questo che io non sia più giovane.

Lo sono, dentro sono giovanissima, amo la vita, ne sono appassionata così come del mio lavoro, e non perdo mai il mio ottimismo. Lavorare sempre per arricchirsi, ma non solo dal punto di vista economico». Recitare per lei è importante, sempre, significa «conoscermi, capire come la letteratura entra in testa, vuol dire entrare in altri mondi, altrimenti senza lavoro, la giornata ti prosciuga consumandoti nella noia».


La storia
La storia è tratta dall’opera pirandelliana, e ha come tema quello della morte imminente per un uomo. Protagonista dello spettacolo è una figura femminile, una donna vestita di nero, appunto la Lante della Rovere, che per mezzo del suo punto di vista racconta l’uomo con il fiore in bocca, il marito. La stessa Lucrezia Lante Della Rovere spiega che ha deciso di interpretare questo ruolo per raccontare come «le persone che più hai amato più ti fanno soffrire». Negli spettacoli che fanno insieme, e questo è il quarto, l’attrice e il regista mettono dentro molto delle loro esperienza.

«Siamo molto più che amici, ma non siamo legati, ci raccontiamo e discutiamo delle nostre esperienze e parliamo delle gioie e dei dolori delle persone che più amiamo e più ci fanno soffrire. Dolori che sono introiettati dalle lacrime». Un po’ come la sofferenza per la perdita della persona cara, qui l’uomo dal fiore in bocca, metafora della morte, la cui vitalità rimane attraverso chi continua a vivere. «Intendo – spiega Lucrezia Lante della Rovere – che la gente rivive nell’esperienza e nei racconti di chi vive. La vita quindi vince sulla morte, e questo secondo me è un bel messaggio. Anche ora che la pandemia è arrivata a mettere il fiore in bocca a molti». 


Pirandello oggi è ancora molto attuale. «Mica solo lui però – osserva l’attrice – Pirandello ha molto senso oggi, ma non solo lui, anche tutti i classici. Intendo spiegarmi meglio. Questa commedia, come altre opere, anche di altri classici, affronta tanti temi, molti universali, dove ci si mette tutto. Invece certe commedie contemporanee parlano solo di una cosa, una storia, si fermano a quella. Una drammaturgia ispirata ad autori più classici, ribadisco, dà l’occasione di riflettere su più tematiche. Come il fiore in bocca dell’uomo pirandelliano, che come ho detto si può accostare a quello della pandemia di oggi». 

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