Bergonzoni porta lo spettacolo “Trascendi e sali” a Pesaro: «Serve un salto dentro di noi»

Alessandro Bergonzoni
Alessandro Bergonzoni
di Elisabetta Marsigli
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Giovedì 15 Luglio 2021, 10:58

PESARO - Torna a Pesaro la brillante comicità di Alessandro Bergonzoni: questa sera alle 21, al Parco Miralfiore, l’artista bolognese, vero funambolo della parola, proporrà il suo ultimo lavoro “Trascendi e sali”, in una regia condivisa con Riccardo Rodolfi e prodotto da Allibito srl. La peculiare comicità unita all’indignazione morale, prima che civica o politica, ha subito sicuramente una svolta netta e decisa che sta per approdare a un nuovo capitolo. 

 
Trascendi e sali: oltrepassare o cercare di esistere al di fuori?
«Oltrepassare, esistere al di fuori no, io ho sempre bisogno di andare all’interno, trascendere vuol dire anche cercare di fare un salto dentro, essere trasparenti, far vedere tutto ciò che abbiamo.

Anche se nello spettacolo parlo di tanti invisibili, nella pandemia e nell’immigrazione. Per me è importante che la gente faccia un salto dentro di sé e che lo faccia anche attraverso l’uso della comicità che è un mezzo, non un fine, senza satira, senza parodia, senza usare i mezzi classici per far scoccare la risata. Credo che in questo momento sia necessario fare un lavoro non di distrazione, ma portare il pubblico su un altro piano, un altro strato per cambiare dimensione, per me fondamentale. Non possiamo più essere mono-dimensionali».


Ci sono parole che hanno significato molto in questo periodo?
«Vita, morte, cura, salvezza, accompagnamento: sembrano delle parole, ma sono dei concetti che vanno riletti, come tempo, età, anziani. Abbiamo visto cosa succede a relegare le carceri solo nelle carceri, cosa significa prendere il potere e cosa significa omertà e violenza. Dobbiamo rivedere tutto quanto e poi risarcire: cioè restituire non solo alle parole ma alle persone quello che abbiamo tolto, anche all’Africa stessa, a certi popoli, a certe nazioni e risarcire, anche noi stessi, della mancanza di amore». 


Ridere e pensare non sono concetti separati...
«Quando parlo di “arte contemporanea” intendo che noi siamo tutto: mentre pensiamo muoviamo una mano, respiriamo, camminiamo e la stessa cosa è il teatro. Non si può pensare solo di distrarsi o di essere seri: tutto si fa insieme è un coagulo». 


Comicità e filosofia...
«La filosofia fa parte dell’antropologia che fa parte della salute, che fa parte della bellezza, che fa parte della vita, che fa parte della morte». 

Lei non è solo un artista.
«A me dell’intrattenimento non è mai interessato niente. Lo spettatore deve uscire scosso, con una carica di elettricità, con della luce, altrimenti facciamo mero intrattenimento televisivo che io detesto e non frequento. Porto rispetto estremo allo spettatore che ha voglia di essere portato dove non sa. Poi, un artista, quando finisce lo spettacolo, deve fare anche altro: sono 20 anni che seguo la Casa dei risvegli, cerco di andare nelle carceri, devo lavorare per chiedere la liberazione di Zaki e la verità per Regeni. Devi anche andare in piazza e non stare solo nei luoghi prediletti, il nostro è il mestiere dell’attenzione ed è un privilegio». 


Quindici luglio e 15esimo spettacolo, la magia dei numeri al Miralfiore.
«Credo nella magia dei numeri ma soprattutto nella magia: i numeri parlano da soli, mi piacerebbe che parlassero anche con noi». 

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