“Teoria della classe disagiata”, il cult per millennial di Raffaele Alberto Ventura. A San Lorenzo in Campo la drammaturgia di Sonia Antinori per la regia di Giacomo Lilliù

Teoria della classe andrà in scena domani a San Lorenzo in Campo al teatro Tiberini (Foto Claudio Penna/Ufficio Stampa)
“Teoria della classe” andrà in scena domani a San Lorenzo in Campo al teatro Tiberini (Foto Claudio Penna/Ufficio Stampa)
di Elisabetta Marsigli
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 13:11

In scena al teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo, domani alle 21.15, “Teoria della classe disagiata” di Raffaele Alberto Ventura. Diventato un cult per millennial e generazione Zeta, il testo di Ventura approda alla pratica del teatro con la drammaturgia di Sonia Antinori e la regia di Giacomo Lilliù anche in scena con Matteo Principi all’interno un collettivo composto da giovani under 35. Lo spettacolo descrive una generazione cresciuta con il dovere morale di inseguire passioni, prosciugare patrimoni familiari e primeggiare nella scalata sociale, mentre oggi il terreno sembra franarle sotto i piedi.

 
La generazione
Una classe media delusa, disforica, fin troppo acculturata, non più agiata, come diceva a fine Ottocento Thorstein Veblen, bensì disagiata: «Immaginate un’azienda che fabbrica un certo tipo di macchina in previsione di una domanda molto ampia. - spiega Lilliù - Immaginate poi che la previsione si riveli completamente sbagliata: la domanda si è contratta e le macchine non si vendono. Immaginate allora tutte queste macchine, oramai inutili, abbandonate nei magazzini. O svendute. Smontate. Distrutte. Bene. Ora immaginate di essere una di quelle macchine». Una “classe disagiata” che oggi è anche post pandemia e con il rischio della terza guerra mondiale: «È uno spettacolo che ci sorprende sempre: pensato nel 2019, il 13 aprile presentammo il primo studio a Pesaro, ma dopo 3 anni, senza toccare quasi nulla, soprattutto per andare incontro all’attualità, è pazzesco come quanto queste battute risuonino cariche di qualcosa di diverso.

Dal discorso sulla casa, luogo davvero sicuro dove le certezze non vengono scosse, al risentimento come motore principale dei conflitti. È incredibile come suonino diverse oggi: purtroppo, o per fortuna, abbiamo colto i segni di qualcosa che continua a parlare la lingua del presente, anche nostro malgrado». Nel dipingere questo dramma borghese, a volte più simile a una tragedia esistenziale, il libro di Ventura rilegge l’economia come fosse letteratura e la letteratura come fosse economia, convocando autori come Shakespeare, Goldoni, Cechov, Molière. «Il saggio di Raffaele è già costruito con tanti esempi non solo sociologici ed economici: non è una trattazione solo algida di dati, ma riesce a comunicare il lato umano. Spesso e volentieri a fianco a tutelari nomi della storia dell’economia compaiono autori teatrali e contesti come quelli dell’Avaro o del Giardino dei ciliegi. La cosa interessante è stata quando abbiamo iniziato a ragionare sul tipo di linguaggio da usare: il testo è stato trasformato nelle improvvisazioni nate dalle tematiche evocate, che Sonia ha distillato. Per questo lo spettacolo mantiene lo stesso tono e le stese preoccupazioni del libro, pur non utilizzando le stesse parole». “Classe disagiata” è un termine ampio, che si riferisce a individui tra i 20 e i 40 anni, che si trovano in difficoltà perché la loro proiezione della loro esistenza non corrisponde alla realtà: «è un tema che mi ha sempre colpito - conclude Lilliù -. Lo spettacolo parte da un disagio e ne parla in maniera schietta e cruda. Non proponiamo soluzioni, ma evidenziamo il problema: è su un confronto autentico che si può pensare di dialogare, svelando l’apparente dissimulazione di un disagio».

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