"Cyrano de Bergerac", debutta la nuova regia di Cirillo tutta lustrini ed effetti di luce

Arturo Cirillo e la compagnia di "Cyrano de Bergerac"
Arturo Cirillo e la compagnia di "Cyrano de Bergerac"
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 17:58

ANCONA - È nato ad Ancona, durante il lockdown, “Cyrano de Bergerac”, l’ultimo spettacolo di Arturo Cirillo, che debutta domani in prima nazionale alle Muse. È stato lo stesso Cirillo, autore dell’adattamento del testo da Rostand, regista e interprete della pièce, a raccontarlo, nell’incontro con la stampa al Ridotto: «In residenza ad Ancona con la compagnia di “Orgoglio e pregiudizio”, la cui tournée era bloccata dalla pandemia, Velia Papa mi suggerì di mettere mano a una nuova produzione».

L’origine
L’artista ha ripensato a un vecchio sogno: portare in scena “Cyrano”. A 14 anni, assistendo, al Politeama di Napoli, al musical che ne aveva tratto Domenico Modugno, aveva sentito scoccare dentro di sé la scintilla dell’amore per il teatro. «Proprio quando sembrava che dovesse morire, nel blackout delle sale – e qui Cirillo si emoziona – sono tornato all’origine della mia vocazione: non un mestiere, ma un rifugio dalla realtà, in cui esprimere pensieri e sentimenti meglio che nella vita vera, essere se stessi». Così la storia romantica, costruita da Rostand alla fine dell’800, per raccontare un personaggio realmente esistito nel ‘600, si è trasformata, nell’inventiva di Arturo Cirillo, in «un luogo in cui trovare pace con me stesso, con le mie paure. E in un atto d’amore». Tre persone, Cyrano, Rossana e Cristiano, che mettono insieme le loro insicurezze, provando a esorcizzarle, sono protagoniste di un’elaborazione dei reciproci sentimenti.


Nello spettacolo, che Marche Teatro produce assieme a Teatro di Napoli, Teatro Nazionale di Genova e Ert-Emilia Romagna Teatri, la vicenda di Cyrano diventa uno show anni Settanta, tutto lustrini ed effetti di luce, con la complicità delle trovate sceniche di Dario Gessati.

Ha congegnato una pedana rotante, velata e disvelata da tende luminose. E tanta musica, a commentare l’azione. «Nessuna imitazione di quel musical di Modugno, ma una tessitura di citazioni tra le composizioni originali di Federico Odling». Accanto a Cirillo/Cyrano, la sua “musa” Valentina Picello, una Rossana dai capelli rossi. Confessa: «Quando, tanti anni fa, feci un provino per la stessa parte, mi scartarono perché non ero abbastanza bella. Ora, mi guardo in Rossana come in uno specchio, e sono io a sentirmi bella, in questo meccanismo teatrale, in cui ognuno si innamora del proprio amore». E in cui ciascuno cerca nell’altro un completamento di sé.

Per Cirillo, Rossana/Valentina Picello è anche un po’ la Fatina dai capelli turchini. «A Pinocchio mi ha fatto pensare un verso di Cyrano, che la definisce “fata”. E come non abbinare il burattino di Collodi, cui si allunga il naso a dismisura, allo spadaccino complessato, che esorcizza il difetto fisico con l’abilità nella scherma, e soprattutto nell’uso della parola poetica? «Non so se Rostand avesse letto Pinocchio, ma l’analogia mi è sembrata tutt’altro che casuale, e molto suggestiva». Un incantatore lui stesso, Cirillo, come l’ha definito la presidente di Marche Teatro, Gabriella Nicolini, che «sa, come pochi, creare empatia con gli spettatori», declinando, come in questo spettacolo, «un testo classico in una versione che parla alla gente – è il commento di Velia Papa – rovesciando gli stilemi del varietà».

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