Sebastiano Somma porta "Il vecchio e il mare" al Politeama di Tolentino: «L'umanità può avere un riscatto»

Sebastiano Somma porta "Il vecchio e il mare" al Politeama di Tolentino: «L'umanità può avere un riscatto»
Sebastiano Somma porta "Il vecchio e il mare" al Politeama di Tolentino: «L'umanità può avere un riscatto»
di Chiara Morini
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Sabato 11 Febbraio 2023, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 19:35

Il capolavoro di Ernest Hemingway, “Il vecchio e il mare”, rivivrà domani, domenica 12 febbraio, alle ore 18, al teatro Politeama di Tolentino. In scena arriva Sebastiano Somma, attore di cinema, teatro, televisione, accompagnato dal violino del maestro Riccardo Bonaccini.

 
Sebastiano Somma, perché questo capolavoro non perde mai il suo interesse?
«Perché è talmente pieno di attualità, come del resto lo è sempre la grande letteratura, che non ha mai tempo. I grandi testi si traducono sempre in grandi spettacoli, e un grande genio come qui Hemingway, non dà scansioni temporali nelle storie, ma motivazioni».
Esempi?
«Ci possono essere tanti riferimenti alla vita di oggi, tra chi è sul mare e chi no, il racconto è di un uomo che vive in umana solitudine la sua vecchiaia; il vecchio cerca il suo riscatto. Anche la frase “L’uomo può morire ma non può essere sconfitto” è carica di significato: l’umanità può avere una rinascita, un riscatto. Noi raccontiamo la storia del vecchio e il mare con una lettura scenica intervallata dalla musica del violino».
Con cosa deve combattere il teatro oggi?
«Il vecchio combatte contro un grande pesce spada, e allo stesso modo noi in teatro cerchiamo il dialogo con lo spettatore. Intendo dire per esempio che quando noi chiediamo il silenzio e c’è, significa che c’è anche il rispetto e questo è molto bello».
C’è bisogno, e quanto, di teatro?
«La misura del bisogno del teatro è la stessa del bisogno, in positivo, di uscire. Usciti dal teatro resta addosso tanta verità. Dai due anni di pandemia il teatro ne è uscito più forte della televisione e del cinema, la gente si emoziona sempre. E anche io, che pur dovendo tanto alla tv e al cinema, però ho sempre amato il teatro, e per il pubblico è un’esperienza incomparabile: si ascolta in silenzio l’attore. Ma se ci sono bravi interpreti anche le fiction hanno e mantengono il loro fascino».
Come cambia il mondo dello spettacolo?
«Guardando agli ultimi due anni, un’idea si può avere dal fermo del cinema, dovuto anche alla crisi di soldi. Le piattaforme, poi, hanno assorbito molto, con queste cambia il modo di raccontare e di creare, ma il teatro no, non è stato assorbito dalle piattaforme. All’inizio sembrava che ci fosse una rinascita creativa e culturale, ma invece non c’è stata. Teatro a parte, trovo che il cinema abbia una crisi di identità, la tv sia ripetitiva, le piattaforme abbiano un po’ più di coraggio per osare».
Il suo rapporto con le Marche?
«La vostra è una regione a me molto cara. A Tolentino sono già stato in passato, portando “Il giorno della civetta”, nella vostra regione ci sono molti teatri, oltre a una grande tradizione di spettacoli. E poi vorrei ricordare che per questo “Il vecchio e il mare”, di cui io stesso curo la regia, l’adattamento è del marchigiano Lucilio Santoni, e la prima l’abbiamo fatta a San Benedetto del Tronto. Poi ho tanti amici e ricordi marchigiani».
Qualche esempio?
«Spero di incontrare il fermano Andrea Montelpare, mio carissimo amico, conosco da tanto Massimo Zenobi, e poi, andando indietro nel tempo, a quando conducevo Test in televisione, ricordo che a fare il pubblico fu ospite un gruppo di Porto San Giorgio.

Mi è rimasto particolarmente nella memoria, perché si discuteva di televisione e di personaggi, e intervistando una signora del gruppo, le chiesi “Che ne pensa della televisione”? “La conosco bene, mio marito ci lavora”, e alla mia domanda “Che cosa fa?”, la signora rispose “Beh, mio marito le ripara”!».

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