Pasotti con D’Abbraccio al Persiani di Recanati: «Il mio Hamlet sospeso su un filo a due metri e alla fine non muore»

Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio
Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio
di Chiara Morini
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Domenica 27 Marzo 2022, 09:10

RECANATI - Moderno, attuale, quasi contemporaneo: è l’”Hamlet”, di Alessandro Angelini e Antonio Prisco, liberamente tratto dall’opera di William Shakespeare. Lo spettacolo, che vede protagonisti principali Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio, andrà in scena martedì 29 marzo, alle ore 21,30 al Teatro Persiani di Recanati (info 0717579445), e venerdì 1 aprile, alle ore 21,15 al Teatro Cicconi di Sant’Elpidio a Mare (3208105996), nell’ambito delle stagioni dei Comuni e Amat.

 
I personaggi
La storia dell’Amleto shakesperiano è resa moderna. «È attuale – commenta Giorgio Pasotti, il protagonista – la chiave di lettura che ne ha dato Prisco, contiene due chicche. La prima è data da Amleto, che vive sospeso su un filo alto circa 2 metri. Si trova in una dimensione tutta sua, lontano dalla gente, distante dal mondo. La seconda è la conclusione, Amleto non muore, ma vive e governa in un regno che non voleva». Amleto, qui mangia e beve, ha un rapporto complicato con sua madre, distratta, concentrata su sé stessa, sempre piacente. «La sua storia – dice Pasotti – è una parodia del mondo dove viviamo dei grandi dubbi amletici». La figura della madre gioca un ruolo importante. «Gli autori – spiega Mariangela D’Abbraccio – hanno riscritto i personaggi. La mia Geltrude ha appena fatto un lifting, è una donna che vuole fermare il tempo, è fragile, debole, sogna l’eterna giovinezza: il dover avere una figura maschile al proprio fianco. E qui c’è anche una velata critica al voler apparire a tutti i costi». 


La contemporaneità
Lo spettacolo è molto contemporaneo, e questo è piaciuto a entrambi i protagonisti. «C’è la fragilità della donna contemporanea – spiega D’Abbraccio – sempre con il telefono in mano, a fare foto, a voler apparire.

La società ci spinge verso una battaglia della parità che non si vince fondandola solo sull’apparire. Soprattutto su altro, e la critica è anche verso il mondo maschilista». L’attualità e modernità di questa messa in scena sono state i motivi per cui Pasotti ha accettato di fare questo spettacolo. «In caso diverso – racconta – non avrei potuto farlo, io credo che il teatro debba attualizzarsi, così si può nuovamente attrarre i giovani». Lavora molto su questo, e del resto è il motivo per cui ha accettato la direzione del teatro Stabile d’Abruzzo (che produce questo spettacolo). 


La seconda primavera
«I teatri – prosegue Pasotti – stanno vivendo una seconda primavera, c’è voglia di socializzazione e il settore dovrebbe sfruttare quest’onda anomala che ci ha colpito negli ultimi due anni. Bisogna dare di più ai giovani, seminare su tutti i canali che seguono, anche Tv e cinema, piattaforme se serve. Bisogna far capire la bellezza di qualcosa che non si può vedere se non a teatro». E magari pure emozionare. «Io credo molto nel teatro delle emozioni – chiude D’Abbraccio, che ha da poco terminato la tournèe di “Un tram chiamato desiderio” – il pubblico è tornato a teatro, sono positivamente sconvolta. Ma, sia che si tratti di comico, sia di tragico, dobbiamo emozionare lo spettatore. Mi piacciono i testi che arrivano al cuore della gente». 

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