Con Goldoni va in scena la giornata di un ludopatico. La regista: «A volte l’azzardo è il modo per rompere la vacuità della vita»

Marinella Anaclerio
Marinella Anaclerio
di Chiara Morini
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 06:00

FERMO - Il tema del gioco d’azzardo, nello spettacolo “Il Giuocatore”, scritto da Goldoni, in scena domani, 17 febbraio, alle ore 21 nel teatro dell’Aquila di Fermo. La rappresentazione, inserita nella programmazione fuori abbonamento e in quella di scuola di platea, è portato in scena dalla compagnia del Sole, per la regia di Marinella Anaclerio.

 
La messa in scena


Lo spettacolo, come da testo di Goldoni, si basa, spiega la regista, «sulla giornata trascorsa da un ludopatico. Un’idea venuta fuori durante la pandemia, quando, dopo un periodo di calo, i dati sul gioco d’azzardo iniziavano ad assumere proporzioni impressionanti, con 107 miliardi giocati online solo nel 2021». La storia è quella del giovane Florindo che non riesce a fronteggiare la sua ossessione verso il gioco d’azzardo.

«A volte – commenta Anaclerio – per alcuni il gioco diventa purtroppo il modo per rompere la vacuità della vita. È impressionante come, il nome tecnico per il gioco d’azzardo patologico, sia proprio “Gap”, che letteralmente significa vuoto». Un tema importante e delicato che lei affronta a teatro, spesso, con i ragazzi. E appassionarli, al teatro e allo spettacolo, è possibile. «Bisogna dare ai ragazzi – spiega – i contenuti, e allora riescono anche a seguire. Non bisogna dare solo trasgressioni, provocazioni, la trasgressione non c’è più, nemmeno quando uno spacca le scenografie sul palco di un teatro. Oggi la vera trasgressione, non è quello che prende a calci i fiori al festival, ma l’uso della testa e della ragione». 


I contenuti


Anaclerio sottolinea come oggi i giovani leggano di meno, abbiano meno passione, usino un vocabolario meno ricco. «Molti - dice – giocano di bit coin, poker e scommesse.

E se per due ore li portiamo all’ascolto, significa che sono interessati». E il teatro in questo può e deve aiutare ad affrontare questi temi. «Il teatro – aggiunge Anaclerio – per come lo vedo io deve essere di sostanza, di contenuti, più che di forma. Mi spiego meglio: il teatro contemporaneo, che tende ad abolire i personaggi, guarda più alla forma. Mentre invece i personaggi, come qui in Goldoni, vengono a essere uno specchio dell’animo umano. L’esibizione è importante perché, soprattutto nei testi più classici, noi diveniamo un tramite tra pubblico e il testo».

Una visione approfondita del lavoro sul palcoscenico. «Ho lavorato a lungo con Toni Servillo – dice – dieci anni accanto a lui, che selezionava i personaggi uno a uno, lui pensava che il pubblico vi si può rispecchiare. Anche Strehler, del resto, ragionava così, lui raccontava il mondo. Sul palcoscenico non ci devono essere le persone, quelle sono sedute in platea. Sul palco ci sono gli attori, i ruoli, che interpretano una storia, affrontando un tema. Ecco il tema per me è la chiave di uno spettacolo teatrale, alla base di tutto il teatro c’è il tema».

Ha anche dedicato un progetto a questa visione, dal titolo “Specchio delle mie trame”, dove per trame, spiega Anaclerio, «si intendono le vite dei personaggi. Il teatro è come uno specchio reciproco tra attori e pubblico, e questo è importante anche per i giovani. Loro sono il futuro, i teatri ci sono, il fermento pure, ma bisogna dare sostanza». 

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