SENIGALLIA - Una tempesta travolgente di energia. Avete presente Fiorello? Di più. Nella tre giorni senigalliese di spettacoli con cui lo showman ha aperto il suo nuovo tour erano condensati quasi 2 anni di pandemia, cinque anni di assenza dai teatri per lui. Tutto esploso in 2 ore circa di spettacolo (durata più o meno variabile a seconda della serata, della location, dell’ispirazione). Uno show che strappa applausi dal primo all’ultimo minuto. Senza pause, senza cadute di ritmo, senza alcun momento di relax.
Video e orchestra
Ci sono video, sì, neanche troppi, c’è l’ottima orchestra diretta dal sempre brillante Enrico Cremonesi («lui è vegano, mangia tanta insalata che lo usiamo come Green pass!»), certo, come sempre.
Fuori dagli schemi
Lo spettacolo è scritto sapientemente dal trio di autori storici di Fiorello (Francesco Bozzi, Pigi Montebelli e Federico Taddia). Ma ovviamente il bello è che è come sempre fuori da ogni schema. Può essere però divertente rivederlo con una chiave di lettura che ne restituisce una curiosa interpretazione: il mash-up. Ovvero la combinazione della traccia vocale di una canzone con la parte strumentale di un altro brano, in modo tale che il risultato finale sia non solo orecchiabile, ma anche credibile come le tracce originali. Ebbene lo spettacolo di Fiorello è un grande e continuo mash-up dall’inizio alla fine. Dal punto di vista strettamente musicale innanzitutto. Come quando si tuffa nella versione trap de “I giardini di marzo” o quando riarrangia il giovane Blanco invecchiato alla Modugno. C’è poi un curioso alligal(l)i che mette pace fra l’inconsapevole razzista Edoardo Vianello e il rapper Ghali. Momenti di sincera commozione i ricordi musicali di Battiato e della Carrà, la più grande influencer. Ma il cuore dello spettacolo è un grande e neanche troppo latente mash-up generazionale. Con Fiorello che fa finta di sentirsi vecchio avendo superato i 60, strizzando simpaticamente l’occhio ai piccoli difetti dell’anzianità. Ma in fondo quella della lontananza generazionale non è altro che una scusa per approfondire il mondo dei giovani che Rosario conosce a fondo e da cui è sempre irrimediabilmente attratto. Un mondo invaso dall’intelligenza artificiale che ormai fa tutto e governato dall’algoritmo: se cerco Ranieri su YouTube poi mi arriva la pubblicità della poltrona per vecchi! Ultimo, ma non per importanza, il mash-up con se stesso. Che è poi la chiave di volta di tutto lo spettacolo. Il clone di Fiorello anni ’90 con la coda e la giacca arancione (quello del karaoke per capirci) che apre e chiude lo spettacolo, con un mix dance anni ’90 e immancabile standing ovation del pubblico. Giacca e parrucca con coda finiscono poi in un appendipanni che sale verso l’alto e sparisce di scena. Lasciando il Fiorello 61enne ancora più giovane e desideroso di vita di quello con il codino, nel suo continuo mash-up.
Non poteva mancare qualche momento di improvvisazione pura. E il siparietto più simpatico ha avuto come protagonista Claudio Beldomenico, commercialista jesino, che ha avuto l’unico difetto di essere in prima fila ed essere più o meno coetaneo di Fiorello. Con lui Rosario ha condiviso le battute sull’anzianità incipiente. È toccato poi alla figlia di Claudio, Camilla, diventare protagonista quando il mattatore le ha chiesto di passargli il suo cellulare fingendo di leggere i messaggi whatsapp. Il tutto si è chiuso con un selfie con Fiorello e Camilla e il pubblico della Fenice sullo sfondo.