Cristicchi con Amara porta “Torneremo ancora” a Senigallia: «È il repertorio mistico di Battiato»

Cristicchi con Amara porta “Torneremo ancora” a Senigallia: «È il repertorio mistico di Battiato»
Cristicchi con Amara porta “Torneremo ancora” a Senigallia: «È il repertorio mistico di Battiato»
di Saverio Spadavecchia
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Domenica 21 Maggio 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 10:42

SENIGALLIA - Stasera alle ore 21 in scena al Teatro La Fenice di Senigallia “Torneremo ancora”, concerto mistico per Franco Battiato. Sulle assi del teatro marchigiano lo straordinario progetto di Simone Cristicchi e Amara che dopo i successi di pubblico e critica arriva nelle Marche. Ispirato al repertorio mistico del grande Maestro (scomparso poco più di due anni fa), i due artisti si rendono interpreti con grazia e rispetto dei messaggi spirituali che ne hanno reso immortale l’opera.

 
Come nasce un progetto di questo? 

«Il progetto è nato all’indomani del concerto “Inviato al viaggio” dedicato a Franco Battiato di alcuni anni fa all’Arena di Verona dove io cantai “Lode all’inviolato”. Conoscevo già il manager di Battiato, e qualche mese dopo con lui nacque l’idea di organizzare un concerto con il repertorio “mistico” del Maestro. Abbiamo subito come voce femminile Amara nel progetto che ha poi avuto un grande successo in tutta Italia».

Perché la scelta di un repertorio così particolare, che tipo di messaggio si voleva dare al pubblico? 
«La scelta si sovrappone ad un percorso spirituale nostro, che ci ha permesso di trovare nelle canzoni di Battiato una formula per andare oltre la musica. Quando si parla di spirito, liturgia e sacralità Battiato è forse uno dei pochissimi artisti in grado di far ritornare la musica alla sua origine sacra. Un percorso che sia io che Amara condividiamo, e consideriamo Battiato come un faro da seguire». 

Che tipo di spettacolo sarà quello di Senigallia? 
«Nel repertorio che abbiamo scelto abbiamo aggiunto anche alcuni canti sacri del mondo e ci siamo divertiti ed impegnati nell’innestare nel concerto anche sonorità orientali che Battiato amava particolarmente.

Abbiamo preferito scegliere dei suoni per costruire una vera e propria scenografia. Sarà un concerto dove tutti, musicisti e spettatori, saranno protagonisti perché ci rendiamo conto che questo concerto sarà anche un’esperienza commovente. Per noi è una terapia, ma lo è anche per il pubblico che ci viene a vedere anche più di una volta». 

Un artista che ancora oggi risulta essere estremamente importante ed influente: quanto può dare ancora la sua musica negli anni futuri?
«Franco Battiato ci ha lasciato una mappa geografia per l’anima perché le sue canzoni nascondono riferimenti di un percorso di grande ricerca. Poi ci lascia la sperimentazione perché non si è mai svenduto e questo credo sia un insegnamento di grande coerenza. Una poliedricità non fine a se stessa ma tesa a scoprire il profondo, con una domanda fondamentale: “Chi siamo?”. Questa domanda è portare avanti una propria evoluzione e gioire del fatto che gli altri si riconoscano in te». 

Ma quanto manca Battiato al mondo? 
«Quando un artista lascia segni così potenti del suo passaggio non credo si possa parlare di “mancanza” questo perché le sue opere molto più presenti di altri che realizzano tormentoni fini a loro stessi. La musica è una questione di scelte perché se come artista sei in grado di cambiare le vite e gli sguardi allora puoi sopravvivere alla tua stessa morte».

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