Sanremo, poker romano all’Ariston: Mengoni, Silvestri, Cristicchi e Gazzè

Max Gazzè
Max Gazzè
di Marco Molendini
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Martedì 12 Febbraio 2013, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 20:59
SANREMO Il primo a scendere in pista, stasera, sar Marco Mengoni. Tocca al ragazzo di Ronciglione, in provincia di Viterbo, ad aprire questo sessantatreesimo Festival (poi scenderanno in pista, nell'ordine, Raphael Gualazzi, Daniele Silvestri, Simona Molinari e Peter Cincotti, Marta Sui Tubi, Maria Nazionale e Chiara) . Dopo la sua partenza a razzo, da X Factor al primo Sanremo, Marco ha avuto uno stop artistico. Ora riparte, preso sotto l'ala protettrice di Gianna Nannini, che ha messo in piedi una sua factory e ha scritto per lui una delle due canzoni in gara, Bellissimo, spiegandogli che per cantare non c’è bisogno di fare mille capriole vocali. E Marco prova a seguire la lezione. E chissà che la cosa non gli porti fortuna.



I ROMANI

Certo è che, in qualche modo, la sua lazialità segna un Mengoni che è uno dei quattro protagonisti laziali al Festival, assieme a una pattuglia romanissima (a riprova di come la scuola romana continui ad alimentarsi a forte presenza nel lotto dei concorrenti: quattro su quattordici e gli altri tre sono tutti romani). Ovvero formata da Daniele Silvestri (il terzo a cantare questa sera) che apre la sua canzone A bocca chiusa con una romanesca citazione «fatece largo» che richiama gli antichi stornelli, provando a rinvenrdire i fasti di Salirò. Simone Cristicchi («sono un romano da undici generazioni» ci tiene a far sapere) che ha nel suo curriculum anche una vittoria, quella del 2007 con Ti regalerò una rosa.



E Max Gazzè, anche lui più volte sul palco dell’Ariston. Tutti e tre (Max e Simone scenderanno in pista domani) arrivano a Sanremo con una doppietta di canzoni solida e divertente, insomma hanno le carte in regola per figurare bene. Ieri, in prova, Max ha riscosso un bell’applauso del teatro con il suo divertente ska Sotto casa, leggero e che colpisce con un refrain rotondo. «Per la verità non abbiamo molto in comune» racconta Gazzè a proposito del drappello romano. E aggiunge: «L'unica cosa che ci tiene insieme è il fatto che tutti noi, alla fine degli anni 90, ci ritrovavamo spesso nel club Il locale, che allora era frequentato da discografici e artisti. Silvestri, Cammariere e io ci suonavamo spesso. Ci veniva anche Simone Cristicchi, che è di una generazione più giovane ed era un mio fan».



BACKGROUND

Per il resto, aggiunge Max, «ognuno ha fatto la sua strada anche se tutti avevamo nella nostra memoria il rock dei Led Zeppelin, il progressive dei Genesis, ma anche i Beatles che sono eterni». Curiosamente, a 46 anni, Gazzè è uno dei veterani del giovanissimo Festival Fazio, il più vecchio dopo Elio e solo di un anno più grande di Silvestri: «Più che sentirmi vecchio, mi sento diversamente giovane, come Chiara, e Annalisa sono diversamente giovani» ribatte.



E ricorda che questa è la sua quarta presenza da queste parti: «Ci arrivo ogni quattro o cinque anni, mi sembra il tempo giusto per far coincidere la partecipazione in gara con l'uscita di un album. Comunque io continuo a sentirmi sempre un turista del canto. Sono soprattutto un musicista che ha imparato a cantare in questi anni». Ma ha le idee ben chiare e combattive sulla sua nuova presenza sanremese: «L'ultima volta con il Solito sesso forse ho portato un brano fuori luogo, troppo intimista. Stavolta farò il delirio. Sotto casa, soprattutto, si presta e sarà accompagnata da una coreografia al limite del blasfemo».
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