Musicultura, Mario Venuti fa da padrino ai primi 8 finalisti: «Non lasciatevi scoraggiare dalle porte in faccia». Stasera la seconda serata LE FOTO

Musicultura, Mario Venuti fa da padrino ai primi 8 finalisti: «Non lasciatevi scoraggiare dalle porte in faccia». Stasera la seconda serata
Musicultura, Mario Venuti fa da padrino ai primi 8 finalisti: «Non lasciatevi scoraggiare dalle porte in faccia». Stasera la seconda serata
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Venerdì 5 Maggio 2023, 18:00 - Ultimo aggiornamento: 18:08

RECANATI - «Non lasciatevi scoraggiare da rifiuti o porte in faccia. A volte dipende da noi: non abbiamo la canzone giusta al momento giusto, l’emozione può giocare scherzi. Faccio un grande in bocca al lupo a tutti voi». Così Mario Venuti si è rivolto ai giovani finalisti 2023 di Musicultura presentati in anteprima nazionale nella due giorni di concerti live al Teatro Persiani di Recanati.

Una grande serata di musica condotta da John Vignola in onda su Rai Radio 1 con le voci di Marcella Sullo e Duccio Pasqua, in streaming sui canali social di Musicultura e Radio 1 e in diretta sulla televisione privata èTV Marche.

Mario Venuti ha aperto la prima delle due serate al Persiani e sul palco si sono esibiti i primi otto artisti finalisti. E questa sera si conosceranno gli altri 8 finalisti di  Musicultura, con le esibizioni degli ospiti attesi Dente e Mafalda Minnozzi.

MUSICULTURA, I PRIMI 8 FINALISTI

Lilo di Busto Arsizio (Varese) accompagnata da cinque coristi ha eseguito al pianoforte Gospel 121 dove modulazioni, aperture, cori tipici delle sonorità gospel danno a una voce cristallina la possibilità di raccontare la felicità che si prova nel sentirsi finalmente visti e capiti.

L’esperimento funziona, tanto che la forza terrena del sentimento umano sembra elevarsi verso il cielo.

Zic di Firenze ha offerto Futuro stupendo, una canzone che si traveste da filastrocca moderna per parlare in modo dolcemente scarno e coraggiosamente sincero degli effetti dell’amore su chi è stato sul punto di abbandonare ogni speranza. La grinta dell’impatto vocale, l’autenticità emotiva dell’interpretazione, l’arrangiamento esperto e calibrato sortiscono un crescendo di sensazioni che sfocia in un potente effetto catartico.

Ilaria Argiolas di Roma con Vorrei guaritte io, una dichiarazione onesta e intensa di amore incondizionato, sullo sfondo dei dolori e delle paure di cui è disseminato il vivere quotidiano. L’autenticità del canto, la sua cruda fisicità caricano di tensione la linearità della melodia, imprimendo alla canzone un’urgenza tipica del rock, che le chitarre colgono e aiutano bene ad amplificare.

Rosewood di Terni con Sigarette l’esempio di una canzone intelligentemente sghemba: nello stile compositivo, nell’attingere agli stili più disparati, nelle pieghe del testo, nell’approccio interpretativo. Il centro tematico è rappresentato dalle ansie, dalle cosiddette “pare”, che qui trovano espressione in una forma originale, diretta, informale e anche scherzosa.

Frenesi di Torino ha cantato Deja un brano dal sapore vagamene sciamanico che tratta della frantumazione dell’io in mille pezzi taglienti, di dolore e di angosce, ma anche di luce e di guarigione. Un’anima che parla di sé e riesce a farlo con una voce sensuale, energica e vulnerabile al tempo stesso, capace di tessere in una trama emozionale suggestiva il flusso di parole e musica.

Michele Braganti di San Giustino (Perugia) con La migliore soluzione dove freschezza compositiva, capacità di sintesi, brio espressivo sono le frecce all’arco di un brano stilisticamente assimilabile ad un pop artigianale e pulsante. Un ventenne riflette sulla vacuità delle maschere che indossiamo, sulla precarietà di quell’ego in nome del quale ci dibattiamo quotidianamente insoddisfatti nel mondo e ci ricorda come la felicità stia nelle piccole cose, ad esempio nel sorriso di un vero amico.

Mattia Ferretti di Mogliano si è esibito con Sorgono, una canzone che parla di sensazioni, pensieri, visioni, allucinazioni che covano e maturano nella dimensione della vita di provincia e si fondono nella ruvidezza del rock e l’eloquio del rap. La lucidità delle parole, associata alla veemenza espressiva, si trasforma in una sorta di viscerale manifesto poetico, che, come un fiume in piena, travolge, scuote, risveglia.

cecilia di Pisa ha chiuso l’esibizione dei primi otto finalisti con Lacrime di piombo da tenere con le mani dove sensazione di abbandono, rabbia, tristezza, voglia di rivalsa convivono nel testo di una canzone elegante e tosta al contempo, cesellata nel gioco delle dinamiche, vivida nelle sonorità, che si concentrano e dilatano in una sorta di onda che respira. E poi c’è la voce, che ha la sensibilità e la duttilità per farsi collante espressivo, legando con naturalezza i passaggi narrativi e quelli dove esplode l’istinto.

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