Il museo delle mummie di Urbania, c'è anche il farmacista che le ha studiate per scoprirne i segreti

Il museo delle mummie di Urbania, c'è anche il farmacista che le ha studiate per scoprirne i segreti
Il museo delle mummie di Urbania, c'è anche il farmacista che le ha studiate per scoprirne i segreti
di Beatrice Giannotti
3 Minuti di Lettura
Martedì 15 Novembre 2022, 06:25

URBANIA - Le mummie sono arrivate a Urbania, o meglio, ci sono da diversi secoli e non sono addobbi scordati dal recente Halloween. Si tratta di 18 scheletri, 15 dei quali ben conservati, custoditi nella Chiesa dei Morti dal 1804 quando con l’Editto di Saint-Cloud, cambiarono le regole per la sepoltura. Per motivi igienico-sanitari e di uguaglianza sociale, le tombe si sono dovute trasferire fuori dai centri abitati, in luoghi consoni, soleggiati e ventilati e si è iniziato a seppellire i defunti singolarmente e con lapidi uguali.

Questo editto ha trovato attuazione in Italia solamente due anni dopo ed è per questo che a Urbania sono stati rinvenuti i 15 corpi meglio conservati del museo, nella fossa comune del cimitero del convento di San Francesco, nei pressi del centro. Questa lunga e delicata operazione è stata eseguita dalla Confraternita della buona morte che oltre al trasporto dei corpi, offriva diversi tipi di assistenza, come quella ai malati e ai condannati o la compilazione dei registri di morte.


Lo stupore


Non poco è stato lo stupore quando sono stati ritrovati questi corpi, risalenti al XVI e XVIII secolo, in perfetto stato di conservazione: pelle, tendini e vasi sanguigni intatti, in alcuni casi anche gli organi interni ed i genitali erano ben conservati. Il priore della confraternita dell’epoca, Vincenzo Piccini, chimico e farmacista della città, fu affascinato da questa scoperta a tal punto che volle studiare il motivo di questa conservazione per poter permettere un giorno a lui e ai suoi famigliari la stessa sorte. Nonostante gli impegni profusi dal Piccini, non riuscì nell’intento, ed ecco spiegati i 3 scheletri nel museo. Il corpo del Piccini è esposto con indosso un abito talare, una mantella e il bastone priorale con sopra il teschio con due tibie incrociate, simbolo della Confraternita della buona morte. L’errore del priore è stato credere che la conservazione fosse merito di un unguento che permettesse l’essiccazione dei corpi.
La ricerca del motivo
Solo negli anni si è capito, invece, che il motivo della mummificazione è da attribuire ad un fungo, una muffa idrovora che ha disidratato rapidamente i corpi evitandone la decomposizione. Cause quindi naturali e puramente casuali, sebbene non tutti gli studiosi siano d’accordo, che il priore non è riuscito a replicare per lui e i propri familiari. Che si sia trattato di un fungo o di particolari condizioni climatiche-ambientali, in ogni caso, ad oggi è possibile vedere le mummie di Urbania e ripercorrere alcune abitudini e le cause della morte di questi “antichi cittadini” in maniera chiara. Si può riconoscere un ragazzo affetto dallndrome di Down, come anche il canonico Muscinelli, uomo di chiesa la cui corporatura abbondante è visibile anche a 400 anni dalla morte. Un corpo testimonia una morte violenta, per impiccagione: ancora nella stessa postura contratta del giorno della sua esecuzione. Un altro porta il segno di una pugnalata, nel cuore, risalente a una serata danzante. La storia più feroce riguarda il corpo di un uomo sepolto vivo, con il ventre schiacciato, la pelle d’oca e tutti i muscoli del corpo ancora in tensione. Per i più curiosi, non resta che vederle di persona.
 

Chiuso solo il lunedì, ecco gli orari di apertura

Le storie delle mummie di Urbania continuano, dopo l’interesse di Vincenzo Piccini, grazie a Giovanni Maestrini, custode e guida della chiesa da oltre dodici anni, pronto a spiegare a turisti e curiosi le vicende di questi personaggi del passato all’interno di una cripta con un lapidario fatto di teste e femori, tibie e teschi uniti tra loro ad opera, sembrerebbe, di un militare austriaco detenuto nel convento limitrofo alla chiesa durante la Prima guerra mondiale. «Siamo sempre ben lieti di raccontare la storia delle nostre mummie – spiega Maestrini –. Ci sono molti studi e curiosità a riguardo». C’è, dall’anno scorso, una ripresa nel numero di visitatori, che si aggirano intorno ai 12mila all’anno che, in questo periodo, possono visitare il museo delle mummie di Urbania dal martedì al venerdì dalle 11 alle 12 e dalle 16 alle 17. Il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 12 e dalle 16 alle 17.30. Chiuso il lunedì, aperto festivi e prefestivi. Il biglietto d’ingresso è acquistabile in loco al costo di €3 a persone e a €2 per gruppi di almeno 20 persone.
 

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