Pupi Avati presenta il libro su Dante a Sant'Elpidio a Mare: «E' arrivato alla poesia attraverso il dolore»

Il regista Pupi Avati
Il regista Pupi Avati
di Chiara Morini
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Venerdì 30 Settembre 2022, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 20:50

SANT'ELPIDIO A MARE - La vita di Dante rivive nel libro di Pupi Avati, “L’alta fantasia”, che il regista presenterà domani sera, sabato 1 ottobre, alle ore 21,30, a Sant’Elpidio a Mare, per la rassegna “Libri a 180 gradi”. Avati, che ha anche diretto il film “Dante”, uscito ieri e tratto dal suo libro, sarà al teatro Cicconi.

 
Il riconoscimento
È lo stesso Maestro Avati che spiega perché ha deciso di dedicarsi al Sommo Poeta: «Dante deve essere risarcito dal cinema e dalla letteratura non accademica.

Ha scritto il poema più importante, ma è anche stato un essere umano di cui a scuola si è parlato poco. Per questo sentivo di dover risarcire un uomo che è arrivato alla poesia passando per il dolore. Ha affrontato la morte della mamma, poi l’amore per Beatrice, la condanna all’esilio. Non gli è stato mai riconosciuto nulla, eppure lui ogni giorno, implicitamente, ci ricambia con la bellezza della sua opera». Pupi Avati studiato per 20 anni, partendo da La vita nova e quindi prima ha scritto il libro, poi ci ha fatto il film. «Superando le reticenze che ho incontrato – aggiunge – che c’erano forse anche perché Dante è considerato troppo scolastico». Nel film, la madre superiora del convento, è interpretata dall’attrice senigalliese Rita Caldana.


Le Marche
«L’ho conosciuta a Roma, negli ambienti del cinema di qualità – racconta il regista – e l’ho chiamata. La coinvolgo sempre con affetto, lei è legata al nostro cinema, anche umanamente». Non è facile in provincia lavorare, a volte possono anche isolare e questo Pupi Avati lo dice apertamente: «Le province sono penalizzanti. È vero che con le varie film commission ora qualcosa inizia a muoversi, ma è tutto sempre molto complicato. Dovevo girare anche nelle Marche ma non è stato possibile». Diverso il discorso dell’accoglienza, dell’ambiente, di come la provincia marchigiana sa essere ospitale: «L’ho conosciuta bene tra Fermo e la sua provincia ho girato “Il cuore grande delle ragazze”. La storia era ambientata nella provincia bolognese, ma abbiamo girato a Fermo, anche con Cesare Cremonini. L’accoglienza è stata stupenda, un’esperienza indimenticabile». Umanamente, certo, ma anche dal punto di vista cinematografico, e al regista piace raccontare le province.

«Le Marche – aggiunge il maestro Avati – così come il Bolognese, o anche l’Umbria dove abbiamo girato Dante offrono molto. Ci sono scenografie naturali, edifici storici stupendi, se non sono stati troppo modificati dopo i restauri. Ma anche la narrazione è stupenda: raccontare la provincia permette di raccontare l’essere umano nella sua autenticità. Nella metropoli invece le persone appaiono diverse». Ammette apertamente che, nonostante tutto, dopo 50 anni passati a Roma, non potrebbe «girare un film sulla metropoli romana, la mia vita è e rimane influenzata dai primi trent’anni passati a Bologna». Le Marche però non gli piacciono solo per la scrittura o per il cinema. «La vostra – dice riferendosi ai marchigiani – è una regione con grande qualità della vita, capacità imprenditoriale e poi avete una costa stupenda».


I sogni
Pupi Avati aveva un sogno, che con l’uscita del film, ieri, si è completato. Chiedetegli se c’è ancora il romanzo o il film che vorrebbe vedere realizzati, vi risponderà che «prima di Dante c’era, ma ora non mi sento vuotato, ma solo di aver compiuto un’impresa dopo 20 anni combattuti. Lo dico anche ai miei allievi nelle scuole di recitazione: lottate per i sogni, e quando mi rispondono che hanno anche un piano B, penso che siano forse troppo razionali. Se hai un piano B realizzi quello, non il sogno». 

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