Premio Ravera a Castelraimondo, Michele Pecora: «A caccia di giovani talenti, come faceva Gianni»

Michele Pecora
Michele Pecora
di Chiara Morini
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Sabato 3 Giugno 2023, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 11:20

Tra una settimana e sarà nuovamente premio Ravera: l’edizione 2023, l’ottava, andrà in scena domenica 11 giugno, alle ore 21, al campo sportivo comunale di Castelraimondo. Creata per celebrare e ricordare l’indimenticabile figura di Gianni Ravera, quest’anno la serata sarà presentata da Carlo Conti. Protagonista la musica, affidata all’orchestra Mediterranea diretta da Michele Pecora, e tanti ospiti.
Michele Pecora, ideatore del premio, è sufficiente una sola sera per ricordare Ravera?
«Secondo me sì, c’è la musica, c’è una grande concentrazione di ospiti, c’è molto. Quello di Ravera è stato un grande contributo alla musica, Gianni ha cominciato prima, poi ha acquistato i diritti di Sanremo, poi Castrocaro, la musica lo ricorda».


Gli ospiti sono tanti e diversi tra loro, pur uniti nella musica?
«Il senso della manifestazione sta proprio nel Ravera-pensiero: lui credeva nel rapporto tra innovazione e tradizione, la sua forza era proprio quella. Proprio per questo dall’8 al 10 arriveranno 70 giovani artisti da tutta Italia, che si confronteranno con produttori e impareranno. Ravera teneva ai giovani, e i migliori 8 si esibiranno la sera del premio».
Che eredità ha lasciato Ravera alla musica?
«Importante, direi anche pesante. Lui era una figura che scopriva tanti talenti, e dopo Ravera non se ne sono visti. Con la sua creatura, il festival di Castrocaro, andava a caccia di nuovi artisti, poi mancato lui, il festival ha iniziato un po’ a stentare».
Se Ravera fosse ancora tra noi, secondo lei, cosa penserebbe dei talent?
«Con le sue capacità di cui parlavo prima, secondo me, si sarebbe inserito bene, magari avrebbe anche modificato il festival di Castrocaro, facendolo diventare proprio un talent. Forse è questo che è mancato al festival, un po’ di rinnovamento».
E del Sanremo di oggi?
«Probabilmente gli avrebbe dato un taglio simile, buttando un occhio al passato e un altro ai più giovani. Sanremo si deve rinnovare, altrimenti rimane troppo nostalgico e invece serve alle case discografiche, per far conoscere brani e artisti».
Il suo ricordo più bello di Ravera?
«Due sono le cose che mi vengono in mente. Ogni volta che ci vedevamo si commuoveva, ero a Falconara e lui mi chiedeva di Chiaravalle, è sempre rimasto marchigiano, anche dopo essere andato a Roma. Poi aveva una grande passione per quello che faceva: eravamo a Castrocaro, era l’anno che ho vinto, c’erano mille partecipanti, e vedeva tutte le prove».
La sua “canzone per sempre”?
«”Un mondo d’amore” di Gianni Morandi: ci sono legato per alcuni momenti della mia infanzia».
Oggi ascoltiamo ancora canzoni di ieri, ma domani faremo lo stesso con quelle di oggi?
«Vedremo fra una ventina d’anni se ci saranno canzoni che resteranno. Allora c’era una concentrazione di autori e parolieri forse irripetibile, che hanno prodotto molto. Oggi ci sono anche tanti talenti bravi, che lavorano da soli».
Cosa ascolta Michele Pecora?
«Ascolto i giovanissimi, con alcuni di loro collaboro. Mi affascina il loro modo di scrivere, di creare rime impossibili rispetto alla nostra epoca. Un bel talento è Tananai, non ha collocazione temporale, proprio come erano le canzoni dei tempi passati».

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