Solieri con Bagnoli e Poggipollini in concerto a teatro: «Sarà una mega giornata di rock»

Solieri con Bagnoli e Poggipollini in concerto a teatro: «Sarà una mega giornata di rock»
Solieri con Bagnoli e Poggipollini in concerto a teatro: «Sarà una mega giornata di rock»
di Chiara Morini
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Giovedì 26 Gennaio 2023, 07:00

PORTO SANT'ELPIDIO - Una grande giornata di musica con Cristian Cicci Bagnoli, Maurizio Solieri e Federico Poggipollini che saranno protagonisti del nuovo evento targato “Rock at the theatre” e prodotto da Lighthouse management. Sabato, 28 gennaio, al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio saranno protagonisti di una mega masterclass alle ore 17 e poi, dalle 21,30, del live concert (biglietti su Ciaotickets). 


Maurizio Solieri, avete fatto la storia del rock italiano e sarete insieme per questo evento: sensazioni?
«Sono contento di esserci e, me lo lasci dire, prima di tutto noi tre siamo anche amici». 

 
Avete già deciso di cosa parlerete? 
«Dipenderà ovviamente dalle domande, ma di sicuro parleremo di musica, di dettagli tecnici, ma anche di come vediamo la povera musica italiana di adesso: oggi sembra che si spingano degli “scappati di casa”, cantano tutti alla stessa maniera, tutto uguale, si vestono in felpa. E usano questo accento corsivo. Ormai tutti parlano un misto tra il milanese e l’accento del sud». 
Cosa c’è che non va nella musica?
«Mi chiedo come facciano questi trapper, che oggi sembrano farla da padrone nella scena musicale italiana. Di musica ne vedo poca, e dire che di giovani ce ne sarebbero pure, ma non vengono spinti molto. I teenagers di oggi ascoltano buona musica magari perché in famiglia c’è una maggiore cultura musicale. Ecco, alla masterclass, parleremo anche di questo». 
A proposito di rock, sui Maneskin? 
«Pensavo che con il loro successo sarebbero potuti venire fuori tanti altri gruppi rock, ma credo che non siano stati cercati più di tanto. I pezzi che si fanno oggi sono tutti in autotune e alla masterclass lo diremo. Fino a poco tempo fa c’era anche dell’ottimo pop ascoltabile, ma ora… E l’Italia è un po’ come la Francia. Invece altrove, all’estero, si ascolta bene di tutto dal pop al soul e, ovviamente, al rock. I social fanno essere musicisti con semplicità».
Quando ha “incontrato” la chitarra per la prima volta? 
«Da bambino ascoltavo dell’ottimo rock, anche perché i miei fratelli, che studiavano all’estero (mio fratello negli Usa, mia sorella in Francia) tornavano con dischi di artisti straordinari come Elvis Presley e molte altre hit. L’amore con la musica è stato a prima vista, mia mamma mi ha comprato la prima chitarra, io ho imparato da autodidatta. Poi ho iniziato a suonare per locali, ho incontrato Vasco, che era dj in una radio a Zocca, e abbiamo collaborato a lungo». 
Agli inizi pensava che sarebbe arrivato questo successo? 
«Quando abbiamo cominciato pensavamo semplicemente a fare quello che volevamo, cioè suonare del buon rock, non tanto ai soldi. Ci impegnavamo molto, poi il successo è arrivato nell’83 con Bollicine e Vita spericolata. Abbiamo costruito il nostro successo con pazienza e costanza, io ancora lavoro in questo modo. Scendo nel mio locale, ascolto musica, sempre».
Ricordi del lavoro con Vasco?
«Ce ne sono tanti, troppi. Io non sono di quelli che ragionano con il ricordo preferito, ne ho decine, impossibile scegliere. Anche i concerti agli inizi erano belli, le situazioni difficili. Ho sempre affrontato tutto con il sorriso sulle labbra. Bisogna crederci, sempre». 
I fan?
«Fino ai primi anni 2000 ascoltavano musica. Oggi vengono ai concerti anche i giovanissimi, Vasco piace sempre, ma filmano solo e a volte nemmeno sanno chi c’è sul palco».
Nuovi lavori? 
«L’hanno scorso è uscito il nuovo disco Resurrection.

Ho girato con mio figlio un video e a breve ne farò un altro».

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