I Dirotta su Cuba, data zero del tour
con la loro black music in salsa pop

I Dirotta su Cuba
I Dirotta su Cuba
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Giovedì 6 Luglio 2017, 11:26
PORTO SANT'ELPIDIO - Black music in salsa pop. Tornano i Dirotta Su Cuba. E la prima data del tour estivo sarà stasera alle 22 allo chalet Touch di Porto Sant’Elpidio. La band fiorentina riappare sulle scene live con un album che rende omaggio ad una storia fatta di acid jazz, funk e pop. “Studio sessions vol 1” è, infatti, una rivisitazione in chiave attuale dei maggiori successi dei Dirotta.
Alla cantante Simona Bencini chiediamo: quando è partito il progetto? «Il progetto è partito nel 2015, a 20 anni esatti dall’uscita del primo album. Mancavamo dalle scene da diverso tempo, ma sentivamo l’esigenza di riprendere il filo del discorso».
E che cosa avete deciso di fare?
«Abbiamo riarrangiato tutto il primo disco in una chiave più “roots” e con un piglio più live, proprio per renderlo adatto all’esecuzione dal vivo».
Brani nuovi?
«Sì, certo. In questo disco abbiamo inserito anche alcuni inediti. E speriamo che alle studio sessions seguirà anche un volume due».
Tra jazz e pop: un equilibrio precario?
«Sicuramente non è stato facile, fin dagli inizi, trasferire un certo equilibrio a due generi musicali apparentemente distanti. Ma ci siamo riusciti, ed è stata proprio questa la chiave del nostro successo».
È stato difficile far incontrare il funk con la tradizione italiana?
«Lo è stato nella scrittura dei testi. Il funk è una musica non impegnata, tutta rivolta verso il “groove”. Quindi anche con i testi in italiano abbiamo puntato sulla leggerezza. Ma allo stesso tempo abbiamo posto una certa attenzione sulle parole e sulla loro musicalità».
Il pubblico ha saputo apprezzare fin da subito?
«È stato molto difficile. Noi abbiamo cominciato ad esibirci nell’89, in un periodo in cui questo genere musicale era inesistente. La gente ci diceva, appunto, che eravamo troppo disimpegnati. Ma abbiamo insistito. E qualche anno dopo ci siamo presi la rivincita».
Quali sono stati i vostri riferimenti artistici?
«Dal mio punto di vista direi Pino Daniele e Zucchero, in quanto sono stati i primi a fondere la cultura e la tradizione musicale italiana con le radici black».
Dopo di voi è iniziata una scena musicale?
«Potremmo dire che abbiamo aperto la strada a molti altri gruppi che subito dopo di noi hanno affrontato questo genere musicale. Sono davvero contenta che i nostri sforzi siano serviti a far circuitare una musica che prima trovava pochissimi spazi per esprimersi».
E oggi?
«Oggi è tornato ad essere un genere da club, rivolto agli estimatori. Le radio offrono altre proposte. Ma questo tipo di funk in chiave italiana mantiene il suo pubblico e i suoi locali. Se guardiamo anche all’estero, la musica black è cambiata tantissimo. E forse sta affrontando un momento poco fortunato».
Come definirebbe i Dirotta Su Cuba?
«Mi piace pensare che siano una bella vacanza, piena di energia. Se guardo al passato vedo solo momenti belli, impreziositi da questa meravigliosa avventura. Forse qualche scelta sbagliata l’abbiamo pure fatta».
Tipo?
«Ci hanno spremuto come limoni. Avevamo ancora in radio i singoli dei dischi precedenti, e già ci facevano registrare l’album successivo. A posteriori posso dire che siamo stati un po’ ingenui. Ma il mercato discografico allora funzionava così».
Andrea Maccarone
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