Zampaloni porta in scena “Alma Mater” a Porto San Giorgio ed “Edera velenosa” a Torre San Patrizio: «Due donne molto diverse»

L’attrice marchigiana Venusia Morena Zampaloni in una scena di “Edera velenosa”
L’attrice marchigiana Venusia Morena Zampaloni in una scena di “Edera velenosa”
di Chiara Morini
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Venerdì 26 Novembre 2021, 10:20

PORTO SAN GIORGIO - Sarà un weekend intenso, quello che vedrà protagonista l’attrice di origini elpidiensi, ma ormai fermana d’adozione, Venusia Morena Zampaloni, in scena con due spettacoli differenti. Nel primo ci sarà la celebrazione della figura femminile nella famiglia, in “Alma mater”, in scena oggi alle 21,15, nel teatro di Porto San Giorgio. Nell’altro ci sarà la storia di una donna vittima di violenza domestica, che scopre che il principe azzurro e l’orco cattivo sono la stessa persona: in questo caso sarà protagonista in “Edera velenosa”, in scena sul palco del teatro De Cadilhac di Torre San Patrizio, domenica 28 novembre alle ore 18.

 
Venusia, lei sarà una delle tre sorelle in Alma Mater. Che storia è?
«Sì io sarò Laura, la sorella maggiore, di forte personalità, e anche un po’ cinica. Poi c’è Erika, la più piccola, che vive a casa con la madre, e infine Nadia, la sorella “mediana”, una sorta di personaggio “di rottura” che porta un senso di leggerezza. Le tre si parlano raramente, ognuna ha la sua vita, finché la piccola, Erika, non chiama le sorelle e le dice che la madre è scomparsa, non è rientrata a casa. Si ritrovano, tra giochi psicologici e critiche verso i genitori, in un rapporto di amore odio». 


Difficile essere figlie, ma anche mamme, ora che lei lo è che ne pensa? 
«Prima le critichi, ma poi crescendo, soprattutto quando hai dei figli, ti rendi conto di somigliare molto alle mamme, così come succede anche con i padri.

Come le sorelle dello spettacolo, con Laura, il mio personaggio, che alla fine è convinta che la loro madre, che in scena non compare mai, non è morta, ma è viva». 


Da una Laura ad un’altra, vittima di violenza, in “Edera Velenosa”…
«Sì, sono Laura anche in questo caso, una donna che ben presto capirà quanto sia difficile accettare che nella sua favola il principe azzurro e l’orco possono essere la stessa persona».


Quanto è stato difficile calarsi in questa parte? 
«La difficoltà principale sta nel parlare di un tema così importante, trovare riferimenti. È impegnativo anche il percorso psicologico da fare per descrivere i momenti delle violenze subite. Sul palco sarò da sola, e tutta l’attenzione sarà sul personaggio di Laura». 


Perchè parlare di questo tema? 
«Bisogna parlarne, non bisogna girarsi dall’altra parte, in tutti i campi: sia la politica, che la cultura, così come la scuola. Purtroppo non mancano le donne uccise dalle continue percosse. Bisogna parlarne, per mostrare vicinanza e dissociarsi da questi gesti, smettere di pensare che tanto “a me non succederà mai”». 


Vincere la paura, quindi?
«A volte mi chiedo di cosa abbiamo paura veramente. Di non aver preso tutto al supermercato o altre cose, ma non abbiamo paura della violenza? Per molte donne la paura di denunciare, temendo ripercussioni e nei casi più gravi morire per le percosse, non è immaginaria. Non bisogna sottovalutare il problema: la violenza di genere non è solo quella del compagno o marito, che percuote la donna, non dimentichiamoci di tutte le altre circostanze in cui le donne rimangono vittime. Quanto alla violenza di genere, ma il fenomeno qui è molto diverso e meno frequente, è anche quella sugli uomini». 

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