Teo Mammucari in “Più bella cosa non c'è” a Porto San Giorgio: «E' una stand up all'americana»

Teo Mammucari in “Più bella cosa non c'è” a Porto San Giorgio: «E' una stand up all'americana»
Teo Mammucari in “Più bella cosa non c'è” a Porto San Giorgio: «E' una stand up all'americana»
di Chiara Morini
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Sabato 27 Maggio 2023, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 12:35

PORTO SAN GIORGIO - Teo Mammucari, con tutta la sua ironia, è pronto a divertire il pubblico del teatro comunale di Porto San Giorgio, domani, domenica 28 maggio, alle ore 21,30, con il suo spettacolo “Più bella cosa non c’è” nel quale affronta con cinismo quello che gli accade. 

Teo Mammucari, come nasce lo spettacolo?
«Nasce prima della pandemia. Volevo lasciare la tv per tornare a teatro, dove ho cominciato. Poi è arrivato lo stop pandemico e sono andato avanti a fare televisione per tre anni. Amo molto affrontare i temi sociali, di coppia, dei sentimenti, in chiave goliardica. Affronto anche il tema delle nuove generazioni, di ciò che ti fa crescere, sia negativo che positivo».

Cosa trasmette al pubblico? 
«Quando hai una ventina di temi sul piatto, c’è molto di cui parlare e il pubblico si rivede in ciò che dico. Inoltre durante lo spettacolo si riderà molto, è una stand up, con un marcato velo di ironia».

Qual è per lei la cosa più bella? 
«Dopo aver affrontato un problema grave, è cosa c’è dietro, cosa si è imparato. Non già la lezione che si riceve, ma la rivelazione del percorso, ovvero quello che c’è tra l’accadimento e il risultato finale. Le cose succedono perché dobbiamo raggiungere un’altra posizione».

Come vede la comicità oggi? 
«Se uno vuole ridere, basta che lo spettacolo faccia ridere. Le persone poi si arrabbiano per nulla, ipnotizzate dal sistema». 

Nella presentazione dello spettacolo dice di raccogliere “in chiave ironica e comica una realtà che ci ha trasformato in robot”: come ritornare umani?
«La nostra “umanità” è questa: l’uomo si è sempre reso responsabile di ammazzamenti o uccisioni.

Non siamo stati mai esseri umani. Certo gli umani ci sono, ma la vera umanità è un’altra cosa».

Qual è la sua musa ispiratrice? 
«Le persone, la gente, il sociale. Quando la gente si presenta, quando noi ci presentiamo, emerge il nostro lato ridicolo, basta osservare gli atteggiamenti di ciascuno di noi. Ecco questa è la mia fonte di ispirazione». 

Ci sarà improvvisazione o tutto legato a un canovaccio?
«Io affronto le mie tematiche, ma lo faccio in simbiosi con il pubblico: è questo il senso del mio lavoro. Facendo una stand up all’americana, non posso non interagire. Ma lo faccio in modo particolare: se vedo che a proposito di una tematica ridono di più, intensifico e insisto su quella e così via».

Teo Mammucari e le Marche? 
«Siete sulla sponda dell’Adriatico, dalla parte opposta di Roma e ammetto di non conoscerle bene, ma magari faccio una passeggiata e recupero. In passato sono venuto con la televisione, era l’epoca del programma Veline». 

Sogni futuri, personali e lavorativi? 
«In realtà devo dire che vivo il presente. Da poco ho comunicato a Canale 5 che lascio anche “Tu Sì Que Vales”, voglio tornare a fare il teatro. Lascio una grande famiglia, ringrazio Maria per avermi chiamato e devo dire che mi dispiace dal lato umano lasciare anche Jerry e Sabrina. Dispiace, ma devo correre dietro al mio sogno di fare teatro. È questo al momento il futuro che vedo per me».

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