La sangiorgese Fania Petrocchi producer delle serie tv di Rai Fiction: «Ecco il mio Leonardo moderno»

La sangiorgese Fania Petrocchi producer di Rai Fiction
La sangiorgese Fania Petrocchi producer di Rai Fiction
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Domenica 4 Aprile 2021, 10:30

PORTO SAN GIORGIO -Da trent’anni a Roma, ma appena può torna nella sua Porto San Giorgio, città d’origine, dove ha ancora la sua famiglia: la produttrice di Rai Fiction Fania Petrocchi racconta la sua esperienza alla produzione della serie tv su Leonardo, in onda ancora per due martedì su Rai 1, con uno sguardo ai progetti futuri. ù

 
Come nasce la serie?
«Doveva andare in onda nel 2019 per i 500 anni dalla morte di Leonardo, È una coproduzione italo, francese, spagnola, e ci sono voluti lunghi confronti tra Lux Vide e Sony Pictures Television con Rai Fiction, Big Light Productions, France Télévisions, Alfresco Pictures e Rtve. Siamo andati un po’ lunghi e abbiamo iniziato a girare all’inizio del 2020. Poi il primo lockdown da Covid, e tutto si è fermato fino a quando non abbiamo ripreso il 15 giugno. Poi ancora lo stop di ottobre e novembre, quando non si poteva andare da una parte all’altra dell’Italia e così ci siamo messi al lavoro per costruire un grande set di 700 ettari, dove abbiamo tra gli altri riprodotto Firenze e Milano, ovvero il cuore della vita artistica di Leonardo».


Nel cast ci sono grandi nomi… 
«Aidan Turner nei panni di Leonardo, Freddie Highmore che, come le grandi star, ha girato per soli 15 giorni. E lo straordinario Giancarlo Giannini nei panni del maestro dell’artista». 
Cosa dice delle critiche, soprattutto sui social, in merito ad alcuni aspetti della storia?
«Noi abbiamo creato il giusto compromesso tra una serie corretta dal punto di vista storico e che fosse spettacolare in modo da poter portare l’arte e la cultura italiana nel mondo, con un linguaggio adatto e più moderno, ed è già in 100 paesi.

Ci sono state le consulenze storiche che ci hanno permesso di verificare gli episodi salienti, come da quando Leonardo pensa di essere diventato più bravo del maestro Verrocchio, a quando a Milano viene inizialmente messo alla regia di corte, a quando ancora a forza di aggiungere particolari nei disegni dell’opera del cavallo di bronzo degli Sforza, non è riuscito a completarlo».


Per la personalità dell’artista? 
«Per ricostruire la storia del suo genio, con poche tracce della sua famiglia, abbiamo dovuto inventare la sua amicizia con il personaggio femminile, la sua confidente. Non viene qui tradito alcun dettaglio storico, ripeto, i personaggi di fantasia sono quelli che hanno fatto da specchio».


Buon riscontro per ora: soddisfatti?
«Oltre 7 milioni la prima puntata, oltre 6 la seconda: piace soprattutto a un pubblico di cultura medio-alta, sia maschile che femminile. Sì siamo soddisfatti anche perché girare al tempo del Covid, non è stato facile». 


Progetti futuri?
«Tornerà il commissario Ricciardi, saranno 4 episodi e abbiamo iniziato a scrivere. Ci sarà Rocco Schiavone, con due episodi che si baseranno sul libro di Antonio Manzini in uscita a maggio e poi racconteremo la storia della famiglia Florio, che industrializzò la Sicilia». 


Qualcosa sulle “sue” Marche?
«Mi rammarico per non essere ancora riuscita a raccontare e valorizzare con una produzione la mia regione e tutte le sue bellezze. Ho un piccolo sogno nel cassetto: raccontare e produrre una serie su Padre Matteo Ricci, ma finora ancora non siamo riusciti a farlo».

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