Tombini e Marongiu fanno rivivere il teatro-canzone di Giorgio Gaber

Riccardo Marongiu e Claudio Tombini
Riccardo Marongiu e Claudio Tombini
di Elisabetta Marsigli
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Giovedì 13 Febbraio 2020, 06:55

PESARO - Un omaggio al teatro-canzone di Giorgio Gaber, a un innovatore e grande interprete, che ha cantato l’illogica allegria e il “diritto di vivere il presente”, sarà proposto da Claudio Tombini e Riccardo Marongiu venerdì 14 alle ore 21 alla Chiesa dell’Annunziata nello spettacolo-concerto “Far finta di essere G. Un omaggio a Giorgio Gaber”.

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Un attore e performer, e un eclettico musicista, condurranno il pubblico in un viaggio nelle atmosfere di uno dei più grandi e indimenticabili artisti di tutti i tempi, che, a modo suo, continua a essere protagonista attualissimo del nostro tempo. Un omaggio che coincide con San Valentino, quasi una dedica d’amore, come confermano i due protagonisti: «C’è l’amore sì, - afferma Tombini - ma c’è l’omaggio ad un cantautore indimenticabile». «Gaber ha affrontato l’amore, soprattutto nel rapporto problematico uomo donna, ma anche canzoni leggere, della tradizione milanese con Jannacci e poi c’è il terzo Gaber, quello sferzante verso la società borghese, protagonista di una critica feroce, ma con grandissimo humour ed eleganza - aggiunge Marongiu -. L’unico problema che la nostra generazione ha avuto con Gaber, era che, essendo almeno 20 anni avanti a noi, in molti lo hanno capito in ritardo!». Sfogliando l’album dei ricordi, Gaber è stato una figura importante per entrambi: «Vederlo sul palco, - racconta Tombini - ti dava davvero l’idea di un gigante, un vero animale da palcoscenico, ma quando un giorno a Trieste, lo vidi in un dopo spettacolo al ristorante ne potei apprezzare tutta l’umiltà, la “normalità” di una grande figura di spessore». «Vederlo per la prima volta a 16 anni mi fece un grande effetto: - sorride Marongiu - ero abituato ai concerti rock duri e mi colpì il fatto che lui sprigionasse tanta energia nonostante fosse tutto solo sul palco, con l’orchestra dietro, quasi nascosta». Il repertorio “gaberiano” è vastissimo, ma nello spettacolo sono state fatte delle scelte come spiega Tombini: «L’ossatura racconta l’evoluzione della vita umana: dalla nascita dell’uomo alla sua presa di coscienza sul mondo, un percorso che affronta tematiche sociali, l’amore, la politica, fino agli aspetti più scanzonati e ironici, in una alternanza tra canzone e recitazione». 
A livello musicale si è passati da un trio a un duo, voce e chitarra, con arrangiamenti a cura di Marongiu: «Abbiamo deciso di renderlo davvero minimale, con un attore e un musicista. È ovvio che una chitarra non è un pianoforte e quindi è stata una vera sfida condensare il tutto tra chitarra elettrica e classica, come è ovvio che alcuni testi sono stati sostituiti da altri, più adatti a questa soluzione musicale». Ma cosa direbbe oggi Gaber? «Alcuni monologhi li ho leggermente aggiornati - afferma Tombini - soprattutto all’evidenza attuale della realtà politica, ma penso che oggi Gaber avrebbe molto da dire vista la situazione e ci sguazzerebbe anche. Dobbiamo anche ricordare che il riferimento dei testi di Gaber è sempre stato Luporini». «Dell’oggi Gaber ha già parlato 20 anni fa, - conclude Marongiu - sia a livello politico che sulla tecnologia e su come ci ha sconvolto la vita.

Oggi forse ci parlerebbe di cosa succederà nel 2040».

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