Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e la graphic novel in musica: «Questa formula fu inventata da Tofano con il Signor Bonaventura»

Davide Toffolo, detto el Tofo, fumettista, cantautore, chitarrista e frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti
Davide Toffolo, detto el Tofo, fumettista, cantautore, chitarrista e frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 17 Settembre 2021, 10:40

PESARO - Una delle punte di diamante della “musica disegnata” è sicuramente Davide Toffolo, detto el Tofo, fumettista, cantautore, chitarrista e frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ospite della seconda giornata del Fumetti Opera Festival di Pesaro, domani alle 21 allo Sperimentale, con la sua nuovissima graphic novel “L’ultimo vecchio sulla terra” (Rizzoli Lizard, 2021), ispirata dalle poesie di Remo Remotti. 

 
Da Sanremo con gli Extraliscio al primo festival dedicato al sodalizio tra musica e fumetto: era ora si desse spazio a questo particolare modo di trasformare in spettacolo le graphic novel?
«Due cose innovative: a Sanremo mi sono divertito tantissimo, anche lì è stata una cosa rivoluzionaria e sono felice che nasca proprio a Pesaro, culla di tanti fumettisti e musicisti tra cui il mio amico Baronciani, un festival dedicato a questa formula creativa di fondere musica e graphic novel che ha precedenti illustri».


Ovvero? 
«Direi che l’inventore reale di questa formula fu Sergio Tofano con il suo “Signor Bonaventura”: lui era un fumettista attore e fu il primo cantastorie in un teatro».


Il direttore artistico del Fof, Alessandro Baronciani, ha confessato di essersi ispirato a lei per il suo primo concerto disegnato...
«Un po’ è vero, tutto è nato al Miami di Milano: io ero il direttore artistico della sezione fumetti e lì è nata la prima performance del disegno in diretta durante un concerto.

Poi ho costruito uno spettacolo vero e proprio legato al mio libro su Pasolini: un racconto portato avanti attraverso il disegno e la musica con gli Allegri Ragazzi Morti».


Sul palco pesarese la sua ultima graphic novel ispirata alle poesie di Remo Remotti: come è nata questa idea? 
«Vidi per la prima volta Remotti a un festival a Pescara e mi affascinò molto la sua maniera di presentare i libri, tanto che le successive mie presentazioni seguirono quello stile. È un modo straordinario per raccontare i contenuti, ma anche l’autore, al 100%. Remo era un gran personaggio e con lo stop del 2020, quando ero in clausura forzata a Trieste, ho iniziato a disegnare le sue filastrocche. Nonostante i dubbi iniziali della casa editrice riguardo soprattutto ai diritti, feci vedere il lavoro che avevo iniziato agli eredi di Remo, la figlia Federica e la moglie Luisa che invece hanno subito capito lo spirito dell’operazione. È buffo come molti si stupiscano della popolarità di Remotti anche fuori Roma, ma lui era davvero unico».


E a Pesaro ci sarà anche una “chicca” dedicata alla città?
«L’idea parte da una delle poesie più famose di Remotti: “Me ne vado da Roma”. A Pesaro, conoscendo Baronciani, gli ho chiesto di crearne una sulla sua città. Avremo l’onore di farla leggere da Vittorio Ondedei (Ruben Camillas) e l’idea è proprio quella di farla, quando possibile, nelle altre città toccate dal tour, che partirà il 5 novembre».

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