Servillo canta Dalla a Pesaro nell'ambito di Playlist, salirà sul palco con gli argentini Girotto e Mangalavite

Peppe Servillo con gli argentini Javier Girotto e Natalio Mangalavite
Peppe Servillo con gli argentini Javier Girotto e Natalio Mangalavite
di Elisabetta Marsigli
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Giovedì 3 Marzo 2022, 04:50

PESARO - Tre personalità artistiche, provenienti da culture musicali diverse, ricche e versatili: due musicisti argentini, Javier Girotto e Natalio Mangalavite, incontrano la voce di Peppe Servillo e ne nasce “L’anno che verrà. Canzoni di Lucio Dalla”, in scena questa sera (ore 21) al Teatro Sperimentale di Pesaro.


Uno straordinario un incastro musicale: un percorso jazz all’interno del pop, che Servillo ha iniziato attraversando la poesia di Domenico Modugno e proseguito con Adriano Celentano e Lucio Battisti. «Il jazz si è sempre nutrito della musica popolare, è una cosa antica che gli europei hanno imparato a fare dagli americani già da diverso tempo - racconta Servillo -. Indagare il repertorio di un grande artista come Lucio Dalla, con le capacità espressive che offrono due musicisti come Girotto e Mangalavite, che conoscono le basi dell’improvvisazione e il folk latino, era un’occasione per me allettante».

Da Modugno a Celentano e Battisti e ora Dalla: scelte che vengono dalle emozioni che questi artisti hanno suscitato: «Penso da sempre - prosegue Servillo - che per me valga tantissimo l’opportunità e possibilità di un repertorio di autori che fanno risuonare in me, e spero nel pubblico, anche il nostro vissuto. Parliamo di artisti a cui le nostre vite sono legate, artisti anche radicati nella nostra cultura popolare, con quell’espressività originale e autentica. Questo è stato sottolineato anche dal New York Times, giorni fa, sul documentario di Pietro Marcello dedicato a Dalla: nel suo repertorio si racchiude il vero sentire della musica popolare italiana. Io questo l’ho sempre creduto e il tentativo di riappropriarsi di questo repertorio, praticandolo da vicino come “cosa viva” e non come ricordo, è una possibilità di avvicinarsi al cuore dell’autentica musica popolare italiana.

Contro il rischio, soprattutto vicino a questi anniversari (10 anni dalla scomparsa di Dalla, ndr), di massificare gli artisti, mentre, ad esempio in Sud America, è normale scambiarsi i repertori».

Le spalle al passato e lo sguardo sul futuro di Dalla sono straordinari per Servillo: «Dalla amava, in modo ironico e semplice, indagare il futuro. Oggi è sempre più difficile poterlo fare, visto quello che passiamo, ma i poeti servono anche darci una mano in questo senso. Lui lo ha sempre fatto, come per il brano che dà il titolo al nostro concerto. Poi aveva un modo di lavorare sui testi, vedi l’esperienza con Roversi, assecondando totalmente il valore delle parole con la musica, che fa sembrare le strofe che scriveva un “recitar cantando”, con una metrica molto particolare. Questo, oltre a renderlo ancor più interessante, ci allontana da una musica industriale, regalandoci un artista originale, dote non da poco di questi tempi».


Oggi, guardando al futuro, è invece più difficile trovare interpreti che resistono nel tempo, «questo perché oggi il mercato boicotta i talenti», conclude Servillo, «che meriterebbero l’opportunità di una giusta promozione. La fruizione della musica avviene più che altro sulle piattaforme: è questo il nodo che bisogna risolvere se si vuole recuperare l’autenticità della comunicazione artistica, della relazione che si stabilisce tra il pubblico e gli artisti, che resta un autentico incontro e un’unica possibilità di partecipazione viva».

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